“Deve ancora finire l’anno e in Italia, in 11 mesi, sono stati già dichiarati 12 stati di calamità naturale, dietro ai quali, però, non ci sono risorse reali per rifondere i danni subiti dagli agricoltori e questo non è certo da paese civile”. A sottolinearlo il presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, Anbi, Francesco Vincenzi, intervenuto domenica 26 novembre 2017 alla tappa di Napoli dell’Acqua Tour, organizzato unitamente ai sindacati Fai-Cisl, Flai-Cgil, Filbi-Uil, nell’ambito del Villaggio degli Agricoltori Coldiretti tenutosi sul lungomare Caracciolo. Sul piatto un miliardo di euro di finanziamenti pubblici mentre - solo in Campania - ci sono progetti redatti dai Consorzi di bonifica per 350 milioni, a fronte di una burocrazia lentissima nella gestione di appalti per opere ormai indifferibili e urgenti e rese ancor più pressanti dai cambiamenti climatici.
 
“Dobbiamo scrivere tutti insieme una pagina nuova per il paese – ha detto ancora il presidente Anbi – ad iniziare dalla burocrazia, che deve essere alleata e non ostacolo verso un nuovo modello di sviluppo, che abbia al centro il territorio, per la cui gestione c’è oggi stanziato, a diverso titolo, circa un miliardo di euro; la professionalità dei Consorzi di bonifica ha creato un patrimonio di progetti definitivi ed esecutivi a servizio del paese. Ora bisogna che chi di dovere renda operativa l’apertura dei cantieri”.
 
Sulla stessa linea sono i sindacati di categoria. “I Consorzi di bonifica devono essere i principali protagonisti nella manutenzione del territorio, perché ne sono le vere sentinelle” ha sottolineato Raffaella Buonaguro, segretaria nazionale di Fai-Cisl. “Ma perché la legge di riforma dei Consorzi di bonifica in Campania, approvata ancora nel 2003, non è mai stata applicata? E che fine ha fatto la proposta di legge nazionale contro il consumo del suolo?”. A chiederlo è stato invece Gabriele De Gasperis, segretario generale della Filbi-Uil, che ha ricordato anche come “i Consorzi di bonifica sono l’unico esempio di federalismo fiscale applicato, ma la politica non può pensare che la manutenzione del territorio sia a costo zero per gli investimenti pubblici”.
 
Alla politica si è rivolta, infine, anche Sara Palazzoli, segretaria nazionale di Flai-Cgil, affermando che “la politica colpevolmente non conosce i Consorzi di bonifica, né riconosce l’alta professionalità, che esprimono, perché non ci può essere qualità di prodotto senza qualità del lavoro”.
 
“In un’Italia purtroppo a due velocità è arrivato il tempo per cui al Sud la politica si assuma le sue responsabilità e, smettendo di guardare alle gestioni industriali dell’acqua e a commissariamenti “premiali” verso propri adepti, inizi a pensare con maggiore e diversa serietà alla difesa del suolo, alla gestione trasparente della risorsa acqua – ha aggiunto Vito Busillo, presidente di Anbi Campania e vicepresidente nazionale Anbi, che ha sottolineato - . I Consorzi ovunque offrono risposte concrete nel paese ma al Sud, dove pure vi sono eccellenze da mostrare con orgoglio, i territori soffrono i commissariamenti e le imprese ancora di più. I Consorzi di bonifica della regione hanno iscritto, nel registro Rendis presso l’Ispra, progetti per 350 milioni di euro, anch’essi fermi nei meandri della burocrazia”.
 
“Non possiamo continuare a remare a vista – gli ha fatto eco Massimo Gargano, direttore generale di Anbi –. Ci vuole una rotta e dobbiamo remare tutti nella stessa direzione. Per questo, insieme ai sindacati di categoria, insistiamo sulle possibilità economiche ed occupazionali, date dallo sviluppo dell’irrigazione e dalla sicurezza ambientale in un nuovo modello di sviluppo per il nostro paese, che metta al centro dell’agire i valori del territorio quali strumenti originali per competere sui mercati”.
 

Nel rispetto dei ruoli – ha concluso Vincenzi – Anbi e sindacati sono impegnati a fare sistema, valorizzando ciò che li unisce: il ruolo centrale dei Consorzi di bonifica nello sviluppo del territorio e delle sue eccellenze. Auspichiamo che il confronto della prossima campagna elettorale avvenga sulle scelte da attuare per un territorio, che non può più aspettare, pena l’arretrare sul fronte dello sviluppo dell’occupazione”.