"Chiediamo l'attivazione della clausola di salvaguardia - dice la lettera dei ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda - perché la crisi dei prezzi mette a rischio la sopravvivenza e il futuro dell'intera filiera risicola europea. L'abbandono della risicoltura provocherebbe ripercussioni gravissime non solo sotto il profilo della tenuta socio-economica di molti distretti rurali ma anche dal punto di vista ambientale, tenuto conto del valore degli ecosistemi che caratterizzano le aree di produzione".

Con queste parole il ministero delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico giustificano l'invio a Bruxelles di un dossier integrato per la richiesta di attivazione della clausola di salvaguardia a tutela del settore risicolo dalle importazioni a dazio zero dai paesi asiatici Eba, in particolare dalla Cambogia.
"Le cause principali di questa crisi senza precedenti - prosegue la lettera - sono da attribuire al regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei paesi meno avanzati (accordo Eba), che prevede la possibilità di esportare verso l'Unione europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero. Per questo già a luglio scorso insieme a Francia, Spagna, Bulgaria, Grecia, Ungheria, Portogallo e Romania abbiamo chiesto alla Commissione di attivare la clausola di salvaguardia. Con il nuovo dossier inviato ci aspettiamo decisioni conseguenti da parte della Commissione europea".

Il dossier, accompagnato da una lettera indirizzata ai commissari Federica Mogherini, Cecilia Malmström e Phil Hogan, scaturisce da un'intensa attività di confronto effettuata dai ministeri con i servizi della Commissione ed è stato integrato da una relazione commissionata dall'Ente risi ad uno studio legale internazionale.

In tale documento si evidenzia che:
  • il prodotto danneggiato dalle importazioni di riso lavorato dalla Cambogia è il riso Indica lavorato derivante dalla coltivazione nell'Unione europea, nel rispetto dell'articolo 22 del regolamento (Ue) n.978/2012 (concetto di prodotto identico);
  • il soggetto da investigare per la procedura di attivazione della clausola sia l'industria di trasformazione (e di conseguenza anche il produttore) che ha visto ridursi drasticamente il collocamento di riso Indica nell'Ue.

Solo l'Italia, dalla campagna 2011-12 alla campagna 2016-17, ha conosciuto un mancato collocamento di riso lavorato indica nell'Ue di circa 67mila tonnellate.
 

I dati

Nel corso degli ultimi cinque anni il consumo comunitario di riso è aumentato del 5% e le importazioni di riso lavorato dalla Cambogia sono aumentate del 171%. Oltre a ciò nello stesso periodo le vendite di riso Indica coltivato nell'Ue sono calate del 37%, da 676.900 a 427.904 tonnellate. Ciò si è tradotto in un calo del 18% delle quote di mercato detenute dagli operatori dell'Ue con prodotto comunitario dal 46% al 28%.
La superficie investita a riso Indica nell'Ue è calata del 40%, da 158mila a 92mila ettari, così come è calata del 39% la produzione di risone.

I prezzi del riso Indica importato dalla Cambogia (euro 488,58 per tonnellata nella campagna 2016-17) si collocano ben al di sotto del prezzo, circa il 30% in meno, praticabile dagli operatori comunitari. Come conseguenza di quanto sopra i risicoltori dell'Ue hanno ridotto la superficie investita a riso Indica ed aumentato quella investita a riso Japonica creando un eccesso di offerta che ha determinato ripercussioni a livello di prezzo anche su questo comparto (mediamente del 30% con punte del 60%).
 

I commenti

Sostegno ed uniformità di pensiero arriva dai principali enti ed organizzazioni agricole italiani.

Il presidente dell'Ente nazionale risi Paolo Carrà ha infatti affermato: "E' stato compiuto un passo importante, di cui voglio ringraziare i ministri Martina e Calenda, per difendere il nostro riso dalle importazioni a dazio zero, ma adesso è importante proseguire nelle sollecitazioni a Bruxelles. Anzi, dobbiamo portare fisicamente la voce della filiera europea, che si è già levata forte e chiara nel febbraio scorso al forum della risicoltura a Milano, organizzato dall'Ente nazionale risi.
Intendo attivarmi al più presto per convocare un'identica riunione in Europa con tutti coloro che hanno contribuito allora: presenteremo le nostre ragioni e lo faremo tutti insieme a Bruxelles"
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"Apprezziamo che i ministri Martina e Calenda siano energicamente impegnati a sollecitare l'attivazione della clausola di salvaguardia", le parole del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.
"Si è creata una situazione insostenibile per i produttori europei, soprattutto italiani. Confidiamo che Bruxelles raccolga l'appello lanciato dall'Italia. Come hanno detto Martina e Calenda, ne va della sopravvivenza e del futuro dell'intera filiera risicola europea e nazionale" ha concluso il presidente.

Infine il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ha affermato: "Non è accettabile che l'Unione europea continui a favorire con le importazioni lo sfruttamento e la violazione dei diritti umani nell'indifferenza generale".
"E' invece necessario - ha puntualizzato - che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l'ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore a sostegno di un vero commercio equo e solidale".