In Puglia la Xylella fastidiosa - ceppo Codiro sta arrecando altri danni agli agricoltori del Salento intenti a ripiantare gli olivi. Stanno infatti fioccando salate multe elevate dai Carabinieri forestali, dovute al fatto che la modifica dell'articolo 5 della decisione di esecuzione Ue 789/2015 - frutto di una lunga trattativa a Bruxelles in seno al Comitato fitosanitario permanente e approvata il 20 ottobre scorso - non è ancora stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'Ue e pertanto non è ancora in vigore.
Non solo: mancano le norme regolamentari successive, che l'Italia deve emanare con un decreto ministeriale. E in Puglia vige ancora molta confusione su come fare i reimpianti.

Pertanto AgroNotizie ha intervistato Giovanni Melcarne, olivicoltore, presidente del Consorzio di tutela olio extravergine d'oliva Terre d'Otranto Dop e titolare di alcuni fondi dove l'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Consiglio nazionale per le ricerche sta testando le nuove cultivar resistenti al batterio, oltre alle già note Favolosa e Leccino.

Presidente, proviamo a fare chiarezza: ancora oggi è vietato ripiantare olivi, o comunque piante potenzialmente ospiti del batterio nella zona infetta, giusto?
"Sì, è bene ribadire che fino a quando non avremo la pubblicazione della modifica dell'articolo 5 della decisione di esecuzione Ue 789/2015 non si potranno ripiantare ancora gli olivi in zona infetta, quindi in tutto il Salento. Vorrei anche far notare che oggi i controlli dei Carabinieri forestali devono essere percepiti come svolti nell'interesse degli agricoltori, perché stanno arrivando sul mercato fior di piante non certificate, spacciate per cultivar Leccino e Favolosa".

Quindi, mentre è ancora vietato piantare c'è già chi sta approfittando in maniera poco trasparente dell'apertura del mercato prossima ventura?
"Sì, e vorrei sottolineare che mi riferisco a vendite di piante di olivo che spesso avvengono senza neppure la produzione di fattura, oltre che mancanti di una certificazione varietale e che quindi non sono né tracciate né è rintracciabile l'origine, e pertanto sono ad elevato rischio fitosanitario. Non dimentichiamo che se oggi abbiamo il problema Xylella lo dobbiamo agli scarsi controlli e alla conseguente immissione di piante infette, ecco perché parlo di controlli effettuati oggi negli interessi degli agricoltori. Bisogna far rinascere l'olivicoltura nel Salento, ma ripartendo con ordine".

E allora, andiamo per ordine: oltre alla pubblicazione del provvedimento della Commissione Ue, sarà necessario attendere un dm del ministro dell'Agricoltura, cosa prevedibilmente conterrà?
"Intanto sicuramente il dm espliciterà che il divieto cade per le cultivar immuni o resistenti, oggi disponiamo di certezze solo per Leccino e Favolosa ritenute resistenti. Trattandosi di materia delicatissima, è lecito attendersi che oltre alle certificazioni varietali potrebbero essere richieste altre formalità per dare maggiori certezze agli agricoltori che acquistano il materiale da impiantare".

Vista l'ansia comunque diffusa di ripartire con gli impianti, quanto tempo potrebbe trascorrere ancora per poter procedere?
"Non lo so, ma dico che sarebbe quantomeno auspicabile poter disporre degli strumenti normativi necessari a dare certezze agli olivicoltori entro tre mesi da oggi, in coincidenza con il periodo ideale sul piano agronomico per effettuare gli impianti, che si colloca a cavallo tra la fine di febbraio e i primi di marzo".

Un'ultima cosa, ma è vero che girano ancora venditori di rimedi fantasiosi contro la Xylella?
"Purtroppo sì, e oggi va ribadito che non esiste una cura per la Xylella fastidiosa - ceppo Codiro, che è già stata provata la totale inefficacia di composti a base di rame e zolfo non sistemici applicati sulla superficie esterna. Chi afferma il contrario, invece, mente sapendo di mentire e non fa altro che arrecare ulteriore danno patrimoniale alla olivicoltura già sofferente del Salento".