Le chiamano 'morti verdi', è il termine per indicare gli incidenti mortali che si verificano nel settore agricolo, tra campi, strutture aziendali e strade adiacenti. La maggioranza di questi incidenti hanno a che vedere con l'uso, o per meglio dire il cattivo uso, delle trattrici e delle attrezzature utilizzate per i lavori agricoli.

Nel corso del 2017 sono stati 199 gli incidenti registrati fino ad oggi in agricoltura, già il 3,6% in più rispetto ai 192 totali avvenuti nel 2016.

E si sono già contati 90 morti, il 7% in più rispetto alle 84 vittime del primo semestre dello scorso anno e 130 i feriti, praticamente lo stesso numero dell'anno precedente, quando furono 129.

Un dato preoccupante, se si pensa che nei mesi di aprile e maggio si sono contate più vittime negli incidenti avvenuti in campagna rispetto a quanto registrato sull'intera rete autostradale della penisola. Solo nel Lazio, dal 2012 al 2016 si sono verificati 6.924 infortuni, di cui 53 mortali.

Così l'Arsial ha lanciato la 'Campagna regionale per la sicurezza del lavoro in agricoltura', che coinvolgerà 45.708 imprese agricole del Lazio.

E nei giorni scorsi a Viterbo si è tenuto il Safety day, il giorno della sicurezza, una giornata dedicata alla prevenzione dei rischi sul lavoro in campagna, un evento giunto già alla settima edizione.

Una giornata, a cui quest'anno hanno partecipato università, le Asl, l'Inail e molti esperti del settore, oltre che aziende agricole, agronomi, organizzazioni professionali del settore, comuni e che si è conclusa con la firma di un protocollo tra Arsial e il dipartimento di scienze agrarie e forestali, Dafne, dell'università della Tuscia.

"Quello della sicurezza in agricoltura è un tema che non ha trovato ancora le giuste ricette – dichiara Danilo Monarca, presidente dell'Aiia, l'associazione italiana di ingegneria agraria – la revisione delle macchine agricole potrebbe essere già un primo intervento utile per abbattere il numero di incidenti".

"In Germania – ha continuato Monarca – con la sola revisione dei trattori e delle macchina agricole, iniziata nella seconda metà degli anni settanta, gli infortuni mortali sono diminuiti. Noi in Italia abbiamo 1 milione e mezzo di trattori, quasi tutti vecchi, alcuni senza neanche i dispositivi di protezione e di anti-ribaltamento e anche nei casi in cui dispongono degli 'arconi', ossia i dispositivi anti-ribaltamento, questi non vengono utilizzati dagli stessi operatori, spesso per mancanza di manutenzione, per disattenzione o per sottostima del rischio".

"Siamo contenti di aver firmato questo protocollo di intesa e di lavoro con il dipartimento di agraria dell'università della Tuscia, in particolare con chi si occupa di prevenzione degli infortuni sul lavoro in agricoltura", ha dichiarato l'amministratore unico di Arsial Antonio Rosati.

"Ci siamo resi conto che il problema delle 'morti verdi' è più diffuso di quanto si pensi e di cui si parla pochissimo – ha continuato l'amministratore di Arsial – Il nostro panorama è fatto di piccole e medie imprese e la prevenzione sul lavoro ha bisogno di battere una cultura, un'idea, di seminare informazioni".

Con questo protocollo, con una convenzione triennale, verranno attivati eventi dimostrativi, un lavoro intenso di informazione, in particolare sull'uso delle macchine, perché molti degli incidenti mortali ruotano attorno al trattore.

"Cintura di sicurezza, cabina di protezione, caschi, scarpe adeguate – ha ricordato Rosati – sono piccole cose che però, se non utilizzate, possono trasformare un incidente in tragedia".