A Foggia il grano duro fino nazionale all'ingrosso, il 4 ottobre 2017, risulta nuovamente in calo sulla settimana precedente, dopo essersi momentaneamente stabilizzato il 27 settembre, a seguito di tre successivi cedimenti rispetto alle quotazioni del 30 agosto. E così si continua a registrare da quella data una perdita, che nei valori massimi si attesta ormai a -5,42%.
Nella seduta di due giorni fa, nella quale la Borsa merci della Camera di commercio ha segnalato un livello di attività improntato alla calma, torna quindi l'onda ribassista per il prezzo del cereale pastificabile.
Intanto, sul fronte dei prezzi all'origine, si segnala l'ultima rilevazione Ismea a Foggia, che per questo cereale segnala un 222,5 euro, sì stabile, ma in perdita sui valori di fine agosto del 4,30%.
 
Il grano duro fino nazionale all'ingrosso a Foggia è stato quotato ieri l'altro a 222 euro la tonnellata sui valori minimi e 227 euro sui massimi, in calo rispetto all'ultima seduta del 2,20% sui valori minimi e del 2,15% sui massimi. Questi gli esisti registrati dall'Osservatorio prezzi della Borsa merci della Camera di commercio del capoluogo pugliese, stante le condizioni di "franco partenza luogo di stoccaggio". Si tratta di valori che si presentano decisamente più bassi rispetto alle ultime tre sedute di agosto, nelle quali il cereale era stato quotato sempre a 240/235.

Il persistere dei cali nei prezzi all'ingrosso del grano duro pastificabile nazionale in Puglia, e sulla stessa tendenza c'è anche il prezzo all'origine, risente - a questo punto - di più fattori. Intanto iniziano a pesare le scorte elevate del cereale pastificabile, presenti sia in Italia che nel resto del mondo, che consentono a molini e pastifici di neutralizzare almeno in parte, e fino ad ora, gli effetti rialzisti della riduzione dell'offerta da parte del settore agricolo, colpito dalla magra trebbiatura del 2017.

In questo scenario anche le scelte dell'industria italiana della pasta sulla pianificazione della produzione, che dovrà tener conto dell'obbligo di apporre l'origine del grano in etichetta da febbraio 2018, finiscono per avere un peso minore, vista la possibilità, quale che siano le scelte di mix produttivo e suoi eventuali mutamenti, di poter godere da un vantaggio da market makers sul prezzo del grano del nuovo raccolto, potendo fondare sulle scorte.
 
Si affievolisce poi la differenza di prezzo tra il nuovo raccolto ed il vecchio. Con questi valori infatti il prezzo del grano duro fino nazionale all'ingrosso risulta aumentato solo del 19,47% se si raffronta il prezzo massimo registrato ieri con quello fissato sulla piazza di Foggia dalla Borsa merci della Camera di commercio il 7 giugno scorso: 190 euro alla tonnellata. Lo stesso differenziale aveva raggiunto il 26,31% nella seduta del 30 agosto 2017.

Inoltre, su base annua, il prezzo massimo all'ingrosso risulta maggiore rispetto alla quotazione del 5 ottobre 2016 - 207,00 euro alla tonnellata - del 9,66%, anche se questa forbice nelle ultime quattro sedute del 2017 appare ridursi, anche per l'incremento dei prezzi conosciuto dal grano duro sulla piazza di Foggia nelle corrispondenti sedute di un anno fa.
 
L'ultima rilevazione di Ismea sui prezzi medi all'origine del grano duro fino nazionale sulla piazza di Foggia - 222,5 euro alla tonnellata alle condizioni di "franco magazzino - partenza" - risale al 27 settembre scorso e viene riferita come stabile sulle settimane precedenti. Ismea aveva rilevato però un prezzo medio il 29 agosto di 232,5 euro la tonnellata, rispetto alla quale si registra una perdita secca del -4,30%.