In vigore dal 1968, dal 1° ottobre l'Unione europea ha detto addio al regime delle quote zucchero. Cade anche questo muro nel sistema di contingenti agricoli ancora in vigore per gestire la produzione di zucchero, peraltro fortemente ridimensionato in Italia dopo la riforma accettata nel 2006 dall'allora ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno.
Ora rimane come ultimo segmento produttivo soggetto al controllo del potenziale produttivo solamente il vino, il quale fa ancora i conti con il sistema di autorizzazioni all'impianto.

La decisione di porre fine il 30 settembre 2017 al regime delle quote zucchero è stata presa di comune accordo dal Parlamento europeo e dagli Stati membri, nell'ambito della riforma della Pac del 2013.
Ma il processo di riforma del settore ha avuto luogo fra il 2006 e il 2010, grazie a un finanziamento di 5,4 miliardi di euro, che ha consentito al comparto, scrive la Commissione europea, di "prepararsi adeguatamente a questo momento e la produttività è notevolmente migliorata negli ultimi anni".

Il prezzo medio dello zucchero dell'Unione europea ha registrato una ripresa dalla fine del 2016, attestandosi a circa 500 euro alla tonnellata e si è mantenuto stabile nel corso degli ultimi mesi.
"La fine del sistema delle quote rappresenta una svolta decisiva per il settore europeo dello zucchero e segna una nuova tappa significativa verso l'orientamento al mercato della Politica agricola comune - ha dichiarato alla vigilia del passaggio verso la liberalizzazione Phil Hogan, commissario per l'Agricoltura -. I produttori avranno ormai l'opportunità di ampliare i loro scambi sui mercati mondiali e, grazie all'opportuno sostegno strategico della Commissione europea (come ad esempio l'Osservatorio del mercato dello zucchero che fornisce informazioni di mercato tempestive e pertinenti), dovrebbero avere ogni possibilità di farcela. Sono certo che, da quando è stata decisa la data di smantellamento delle quote zucchero, il settore si sia ben preparato a sfruttare le opportunità offerte dalla fine del regime".

L'Unione europea è il primo produttore al mondo di zucchero di barbabietola (all'incirca il 50% del totale). Tuttavia, lo zucchero estratto dalla barbabietola rappresenta solo il 20% della produzione mondiale di zucchero, in quanto il restante 80% è ottenuto dalla canna da zucchero.
A livello geografico, nell'Ue la barbabietola da zucchero viene coltivata prevalentemente nel Nord Europa, dove il clima è più favorevole alla sua coltivazione.

Lo zucchero, comunque, potrà contare su sistemi di protezione in caso di volatilità di mercato. E' in vigore, infatti, un sostanziale dazio all'importazione nell'Ue, che si colloca al di fuori degli accordi commerciali preferenziali. Ma è possibile ricorrere agli aiuti all'ammasso privato e applicare disposizioni anticrisi, che permetterebbero alla Commissione di prendere provvedimenti, in caso di gravi crisi del mercato che comportino un forte aumento o una marcata riduzione dei prezzi di mercato.
Inoltre, è previsto un sostegno al reddito degli agricoltori sotto forma di pagamenti diretti, compresa la possibilità offerta agli Stati membri di fornire un "sostegno accoppiato facoltativo". L’Unione europea ha messo a disposizione 179 milioni di euro.
La possibilità di negoziare collettivamente le condizioni di ripartizione del valore nei contratti tra produttori e industria di trasformazione è stata comunque mantenuta, anche col regime di libero mercato.
 

L'outlook di mercato

Nel 2016 la superficie coltivata barbabietola da zucchero in Europa è stata di 1,5 milioni di ettari, mentre quest'anno le superfici sono aumentate a 1,7 milioni. Per gli anni a venire le stime della Commissione europea individuano una progressiva diminuzione, già a partire dal 2018 a 1,6 milioni di ettari, per arrivare nel 2026 a 1,4 milioni di ettari. Nel 2005, prima della riforma avviata in Europa, erano 2,3 milioni gli ettari coltivati a barbabietola da zucchero in Europa.

La Commissione europea ha anche calcolato per il 2017 una produzione di zucchero pari a 125,4 milioni di tonnellate, che scenderanno a 111,6 milioni nel 2026, secondo le proiezioni a medio termine formulate a dicembre dello scorso anno.
Il prezzo europeo dello zucchero potrebbe passare dagli attuali 415 euro per tonnellata a 405 euro del 2026. Al contrario, il prezzo mondiale dello zucchero dovrebbe crescere dagli attuali 432 dollari a tonnellata fino a 464 dollari nel 2026.