Sta per terminare la raccolta - iniziata a febbraio - del limone sfusato Amalfitano, che dà luogo all’indicazione geografica protetta "Limone Costa d'Amalfi".
La gelata di inizio anno e la forte siccità estiva hanno provocato una perdita di prodotto di quasi un milione di chili sul raccoloto previsto come confermato dal Consorzio di tutela Limone Costa d'Amalfi Igp.

"La notizia positiva - sottolinea il presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio - è che il fenomeno dell’abbandono delle coltivazioni o della mancata raccolta dei frutti, che negli anni passati ha messo a rischio l’intero settore, è ormai alle spalle. Oggi i giovani sono tornati a investire in Costiera Amalfitana, dando nuovo slancio alle suggestive terrazze e riuscendo a imporre sul mercato un prodotto molto ricercato dai consumatori".

"Sicuramente l’andamento climatico di quest’anno ha creato problemi alla produzione che ha scontato la perdita di quasi due milioni di euro di prodotto. Comunque, il comparto ha retto confermando la performance produttiva del 2016" - aggiunge Sangiorgio.

Secondo Coldiretti, lo sforzo fatto dal Consorzio e dalla OP di recente riconoscimento, deve essere accompagnato da investimenti da parte degli enti preposti per far fronte ai cambiamenti climatici con una valorizzazione delle acque. "Inoltre, i limiti all’accesso dei terrazzamenti e alla coltivazione vanno superati con la semplificazione delle procedure per il recupero delle terrazze – sottolinea Sangiorgio - un piano immediato di prevenzione post incendio per evitare che la terra bruciata, con le prime piogge torrenziali, vada a riversarsi proprio sui limoneti recuperati”.

I dati sull’annata 2017 sono snocciolati dal presidente del Consorzio di tutela del limone Costa d'Amalfi, Angelo Amato: "La produzione si attesta complessivamente sui 2 milioni di chili di prodotto certificato. L’annata è partita in maniera molto positiva e l’obiettivo era di superare i 3 milioni di raccolto. Purtroppo abbiamo perso 1 milione di chili di limoni a causa della forte siccità che, tradotto in una media di 1,5-2 euro al chilo, rappresenta una ingente perdita. Ad ogni modo, resta molto alta l’attenzione dei consumatori verso questo prodotto di assoluta eccellenza che per il 75% viene venduto fresco alla grande distribuzione e per la restante parte trasformato".