La Puglia si conferma all'avanguardia in Italia nel campo del riuso delle acque reflue depurate, e continua a portare avanti un vasto piano di fertirrigazione.
A conferma di tanto, la Giunta della Regione Puglia ha approvato l'11 luglio 2017 la delibera n.1150 che risolve il problema del depuratore consortile di Sava-Manduria in provincia di Taranto.

Con l'atto del Governo regionale il progetto viene radicalmente cambiato, eliminando lo sbocco delle acque depurate in mare con una condotta sottomarina, sostituita da un sistema di affinamento potenziato, che permette l'accumulo in bacini e il successivo riutilizzo irriguo in agricoltura delle acque depurate, pur essendo originariamente prevista dal Piano di tutela delle acque la costruzione di un unico depuratore con recapito finale a mare. Costo dell'opera circa 12 milioni di euro, che contribuiranno in uno a tutelare la qualità delle acque del mare e a fornire acqua e sostanza organica ai terreni del tarantino.
 
"Risolviamo così l'annosa questione dello scarico del depuratore di Sava-Manduria, non costruendo la condotta in mare e procedendo al riuso delle acque per usi agricoli e civili - ha spiegato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano dopo l'approvazione della delibera - evitando sprechi e possibili inquinamenti e dando una mano a ridurre il prelievo dai pozzi e la salinizzazione della falda in un periodo storico in cui la desertificazione è il vero pericolo da affrontare anche alle nostre latitudini".
 
Per molto tempo le comunità locali si erano opposte alla costruzione del nuovo impianto di depurazione, proprio perché avrebbe scaricato a mare, facendo sì che rimanesse in esercizio quello obsoleto di Manduria con "scarico dei rifiuti nel sottosuolo", si legge nella delibera.

"Ciò aveva determinato - vi si legge - una procedura di infrazione comunitaria, superata proprio con la progettazione del nuovo impianto coerente con il Piano di tutela delle acque".

Dopo un confronto con le amministrazioni di Sava, Manduria ed Avetrana, in provincia di Lecce, la regione ha trovato la formula per superare lo stallo. E' stata individuata una soluzione alternativa al recapito dei reflui trattati dal depuratore da realizzare in contrada Urmo di Manduria, superando lo scarico dei reflui trattati in "tabella 1" attraverso la progettata condotta sottomarina, con un sistema integrato di riuso agricolo e ambientale dei reflui, trattati in "tabella 4" per il riutilizzo in agricoltura. 

Saranno così realizzati un collettore dal depuratore fino alla rete irrigua di proprietà dell'ex Consorzio di bonifica dell'Arneo e due diversi bacini di accumulo delle acque trattate, da attivare in successione tra loro, con il rispettivo complementare scarico del "troppo pieno" sul suolo e lo scarico di servizio/emergenza in solco naturale.
I bacini di accumulo - cosiddetti "buffer ecologici" - saranno realizzati alla Masseria della Marina e a Specchiarica. Quello di Masseria della Marina sarà dotato di bacini di filtraggio vegetati.

La Giunta regionale ha quindi disposto la modifica del recapito finale dell'impianto di depurazione consortile di Sava-Manduria, come previsto dal vigente Piano di tutela delle acque, modificandolo da "mare, mediante condotta sottomarina" a "suolo (trincee disperdenti, in solco naturale), più riuso", con il cambiamento dei limiti tabellari dello scarico finale da "tabella 1" a "tabella 4 + riuso"

L'investimento complessivo è di circa 12 milioni di euro, comprensivi di impianti, vasche, condotte e monitoraggi. L'impianto di riuso risulterà molto simile per concezione a quello già in attività in località Forcatella, nel comune di Fasano (Brindisi), dove i laghetti di accumulo hanno favorito la realizzazione di una vera e propria oasi verde e dove l'acqua trattata in "tabella 4" è riutilizzata a scopi agricoli o civili. Nello stesso impianto è stata avviata una sperimentazione per la potabilizzazione dell'acqua proveniente dai reflui fognari.