Il XVI congresso nazionale del Conaf si è concluso sabato 8 luglio a Perugia dopo una sessione di lavori di quattro giorni che ha visto oltre 600 iscritti parlare delle nuove prospettive della professione, ma anche del ruolo dell'agronomo e del forestale nella realtà di oggi, non ultima quella della ricostruzione dopo il sisma di un anno fa.

Un tema, quello della ricostruzione, messo in primo piano e toccato anche con mano durante la cena di beneficenza organizzata a Norcia, dove è stato possibile per molti rendersi conto di persona della situazione del territorio colpito dal terremoto.

Ricostruzione e progettazione del territorio e del paesaggio che devono andare di pari passo, come emerso dai vari dibattiti e gruppi di lavoro che hanno preso in considerazione anche la tematica dell'innovazione agricola.

Un campo, quello dell'innovazione, in cui i professionisti dovranno essere sempre di più i mediatori tra aziende, istituzioni e ricerca, per potere trasferire concretamente e proficuamente le novità scientifiche a livello territoriale.

Altra importante tematica è stata quella del futuro della Pac, la politica agricola comune europea, che secondo le proposte venute fuori dovrà essere sempre di più una politica per il cibo sostenibile.

Il dialogo sugli obiettivi della nuova Pac si inserisce nel solco delle iniziative promosse da Bruxelles per raccogliere proposte e opinioni per progettare le nuove linee comunitarie, che dovranno entrare in vigore dopo il 2020, allo scadere cioè dell'attuale Pac.
Il dibattito è stato condotto da Giuliano D'Antonio, agronomo e membro Conaf, con il presidente Andrea Sisti e la vicepresidente Rosanna Zari. Sono intervenuti Angelo Frascarelli e Gaetano Martino dell'Università di Perugia, Franco Sottile, del Politecnico delle Marche, Lorenzo Benanti direttore del Consiglio dei periti agrari, Herberto Dorfmann e Francesca Cionco della Commissione per l'Agricoltura del Parlamento europeo.

Da alcuni studi emerge come i cittadini siano a favore dei contributi Pac all'agricoltura, ma a patto che vadano ad incidere direttamente sulla qualità e salubrità dei cibi. Il cibo e le aziende rurali sono percepiti dunque come bene pubblico.

Nella visione degli agronomi riuniti a Perugia la Pac moderna deve anche contribuire a mantenere livelli di occupazione tali da evitare lo spopolamento delle aree rurali.

Per il perseguimento di tali obiettivi si necessita innanzitutto di una maggiore semplicità gestionale della Pac, funzionale ad una maggiore efficacia di tale politica nonché ad aumentarne l'accettabilità nei confronti degli stessi beneficiari, primi tra tutti gli agricoltori, e di tutta l'opinione pubblica.

Secondo le linee emerse al congresso, l'architettura della Pac dovrebbe essere articolata in tre pilastri.

Il primo pilastro con due elementi di premio, uno per la condizionalità ambientale ed alimentare, cioè avere contributi per produrre cibo di qualità a basso impatto, ed uno per la protezione del rischio reddito.

Il secondo pilastro basato sulle nuove tecnologie, sul potenziamento delle infrastrutture digitali e sul trasferimento dell'innovazione.

Il terzo volto alla conservazione e lo sviluppo delle identità del paesaggio soprattutto per quelle aree in cui si fa agricoltura di cura e custodia del territorio.

A chiusura dei lavori, l'insieme dei risultati delle discussioni e dei dibattiti sono stati sintetizzati in un Manifesto dei dottori agronomi e forestali, che riassume in parole chiave i risultati del convegno e le linee guide della professione di oggi e di domani.

Territorialità, sostenibilità e resilienza, sono tra queste parole chiave, così come la pianificazione e progettazione per valorizzare gli ecosistemi, la biodiversità e il paesaggio, anche per la prevenzione dei disastri e la gestione dei fenomeni straordinari.

Ecco allora la necessità di pianificare modelli organizzativi che incidano attivamente sulla valorizzazione degli ecosistemi a tutela della biodiversità

Premialità è un altra parola cardine, che sta a indicare la possibilità di incentivare comportamenti virtuosi per la produzione sostenibile e lo sviluppo delle aree interne.

Armonia di saperi diversi, per attivare sinergie tra diversi punti di vista e diverse professionalità, e infine sapere per fare, cioè mettere lo studio e la formazione continua come strumento fondamentale per lo sviluppo e l'esercizio della professione.

E ora l'appuntamento è per il prossimo anno, al XVII congresso nazionale, che si terrà in Sardegna.