La geopolitica è una disciplina scoperta dal grande pubblico italiano solo in tempi recentissimi. Esiste, ricordiamolo, anche una geopolitica agricola. Perché l’agricoltura, quindi il cibo, è un elemento altamente strategico e nella politica delle nazioni gioca un ruolo pari a quello delle fonti energetiche.

La scorsa settimana, tanto per fare un esempio, abbiamo pubblicato la notizia che l’Africa, secondo le previsioni Fao, aumenterà dell’11% le proprie importazioni alimentari arrivando alla strabiliante cifra di 41,3 miliardi di euro. Diciamo strabiliante dato che l’Africa ha una quantità enorme di terre coltivabili e irrigue che non a caso sono oggetto di accaparramento (il noto land grabbing) da parte di alcuni paesi – primo fra tutti la Cina - preoccupati della propria auto-sufficienza alimentare.

Il cibo può infatti essere un elemento fortemente destabilizzante: ricordate le recenti primavere arabe? Provocate prima che dalla fame di libertà dalla ancor più ancestrale fame di pane da parte delle classi più povere. La cosa non ci meravigliò: di fatto il Sud del Mediterraneo è storicamente il più grande importatore di grano del mondo e questi paesi sono legati al mercato alimentare mondiale quanto noi lo siamo a quello energetico.

E ora passiamo alla nostra Unione europea. Molti amici si meravigliano nel vedere non solo la Francia ma anche la Germania – di tante lunghezze sopra l’Italia come paesi esportatori agro alimentari (per la cronaca: ci sorpassano anche Olanda e Belgio – ma queste sono nazioni mercantili). Credete che Francia e Germania esportino solo champagne e vini della Mosella? Importantissimi mercati per i cereali, il latte e le carni franco-tedesche sono proprio l’Africa e il Sud Med.

E ora chiedetevi: perché la Ue negli ultimi venti anni ha fatto tante concessioni all’ortofrutticoltura della sponda Sud del Mediterraneo? O ancora: perché secondo gli accordi Acp (Africa Caraibi Pacifico – accordi sostenuti fortissimamente dalla Francia, di recente anche dalla Germania) molti paesi africani devono specializzarsi in colture da esportazione, dai prezzi sempre traballanti, e non tendere a una qualche autosufficienza alimentare?