Per l'Unione europea l'innovazione digitale di ogni settore produttivo é una delle priorità principali. Digitalizzare vuole dire crescere, essere più competitivi e abbattere i costi di produzione. Per questo Bruxelles vuole creare una rete di Digital Innovation Hub, centri per l'innovazione digitale che dovrebbero supportare qualunque categoria produttiva, compreso chi opera nel settore primario, ad innovarsi.

All'interno del programma Horizon2020 Bruxelles ha investito 500 milioni di euro a questo scopo. E anche se in Italia, come in molti Stati Ue, questi centri non esistono ancora, in altri Paesi sono già operativi. La Regione della Galizia, insieme all'Università di Santiago e alla Fondazione Gradiant ha da poco lanciato uno dei primi Digital Innovation Hub d'Europa. Lo scopo é proprio quello di accelerare l'adozione da parte degli agricoltori spagnoli, ma in generale di tutti gli attori della filiera agroalimentare, delle ultime innovazioni in fatto di Big data, Internet of things, droni e tanto altro ancora.

Proprio per spingere la diffusione di questi hub innovativi in tutta l'Unione europea si é tenuto a Kilkenny, in Irlanda, un evento organizzato dalla Commissione europea a cui ha partecipato come relatore anche Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo.

Onorevole De Castro, che cosa sono i Digital Innovation Hub?
"Sono delle strutture operative che organizzano incontri con agricoltori, aziende, funzionari della Pubblica amministrazione e altri stakeholder per spiegare quali innovazioni digitali sono disponibili e quali benefici possono portare".

Chi é che puó creare un Digital Innovation Hub?
"Tutti i soggetti interessati all'innovazione dell'agricoltura. Amministrazioni locali, universitá, centri di ricerca, associazioni di categoria, ma anche aziende private".

In quali ambiti l'innovazione digitale puó migliorare le attività di una impresa agricola?
"La digitalizzazione agisce ad ogni livello. Gli strumenti digitali facilitano la gestione amministrativa di una impresa agricola, ad esempio nella registrazione dei trattamenti effettuati. Ma anche nei rapporti con la Pubblica amministrazione o con i fornitori. La presenza su piattaforme di ecommerce puó agevolare sia la vendita dei prodotti, sia l'acquisto di input produttivi".

Uno dei capisaldi della Pac é la tutela dell'ambiente, in quale modo la rivoluzione digitale puó aiutare a perseguire questo obiettivo?
"Pensiamo a quello che puó fare l'agricoltura di precisione. L'utilizzo di trattori a guida gps, di attrezzature a rateo variabile, di immagini satellitari o di droni puó portare ad una diminuzione dell'uso di input produttivi e ad un aumento delle produzioni. Questo ha un effetto positivo sulle tasche degli agricoltori, ma anche sull'ambiente. Una razionalizzazione delle risorse significa meno spreco di acqua e una ridotta immissione in ambiente di prodotti chimici".

Non c'é il rischio che la digitalizzazione si trasformi in un aggravio di spesa per l'imprenditore agricolo?
"Assolutamente no, la cosa interessante é che anche le piccole imprese possono ottenere vantaggi in termini di riduzione dei costi e velocizzazione di alcune funzioni. Ma é certamente anche una questione di approccio mentale al digitale e al cambiamento".