Un’annata difficile per l’olio d’oliva, che chiama ad un maggiore impegno tutta la filiera nell’interprofessione.
E’ l’auspicio di Assitol, l’associazione italiana dell’industria olearia aderente a Confindustria, che guarda con preoccupazione agli ultimi dati del Coi, il Consiglio oleicolo internazionale, sulla campagna 2016-2017.
 
Secondo le statistiche del consiglio, la produzione mondiale di olio è in sofferenza.
Negativo il bilancio dell’Italia, che ha perso quasi il 60% rispetto al 2015 e si è attestata sulle 190mila tonnellate. Anche la Grecia con 180mila tonnellate (-43%) e Portogallo con 76mila tonnellate (-32%), hanno visto diminuire la produzione. Meno drastico il caso della Spagna che ha registrato un calo dell’8,5%.
Non va meglio nel Mediterraneo, dove Tunisia e Marocco, rispettivamente con 100mila e 110mila tonnellate, hanno assistito ad una riduzione delle loro produzioni.

Il ridimensionamento della quantità di materia prima ha provocato un generale aumento dei prezzi, deprimendo così anche i consumi (-4,3%). I dati analizzati nel convegno Assitol dello scorso dicembre mostravano già una contrazione, con una perdita di circa 50mila tonnellate, legata anche alle nuove tendenze salutiste.
 
I dati del Coi sul settore rappresentano un campanello d’allarme che non possiamo ignorare - osserva Angelo Cremonini, presidente del gruppo olio d’oliva di Assitol -. In Italia, si è acuito lo storico deficit di produzione, mentre stenta a decollare il piano olivicolo che dovrebbe portare ad un incremento della nostra capacità produttiva nei prossimi anni”.
 
L’Associazione confida in un rapido utilizzo dei fondi del piano olivicolo nazionale.
Ci appelliamo alla buona volontà della pubblica amministrazione e degli enti locali per un’accelerazione in modo da sbloccare fondi essenziali per far ripartire il settore. Per la compagnia di bandiera, si va ipotizzando un contributo di 600 milioni, mentre purtroppo si fa fatica a svincolare 30 milioni, peraltro già stanziati, a favore di tutta l’olivicoltura italiana”.