Il sistema maidicolo italiano è sotto pressione. I cambiamenti climatici, la minaccia delle micotossine e i prezzi di mercato bassi stanno mettendo a rischio la produzione del nostro Paese. Basti pensare che le superfici coltivate sono passate dal milione di ettari del 2002 ai 650mila del 2016. E se nel 1997 la nostra autosufficienza era pressoché totale, nel 2016 sarà al 60%, con l'import netto che dovrebbe ammontare a 4,7 milioni di tonnellate, un record (negativo) assoluto.

"Siamo convinti che la maiscoltura in Italia abbia ancora un futuro, ma bisogna puntare sull'innovazione e sulla capacità di fare rete", spiega Luigi Radaelli, amministratore delegato di Syngenta Italia, multinazionale partner del Food&Science Festival di Mantova e organizzatrice di un convegno proprio sul mais a cui hanno partecipato anche Gianni Fava, assessore lombardo all'Agricoltura, e Matteo Lasagna, presidente di Confagricoltura Lombardia.
"Abbiamo lanciato il progetto Mais in Italy proprio per valorizzare il mais italiano. Oggi all'agricoltore serve innovazione tecnologica, su cui noi investiamo moltissimo. Ma anche trasferimento tecnologico, accesso al credito e ad un mercato che sia remunerativo".

E il punto è proprio questo, il mercato. Agricoltori e stoccatori, rappresentati al convegno da Gianfranco Pizzolato di Aires, lamentano un prezzo che non rende sostenibile la coltivazione. "Non dobbiamo aspettarci una impennata dei prezzi, che probabilmente resteranno stabili anche nei prossimi anni", spiega Dario Frisio, professore dell'Università Statale di Milano. "I rischi, oltre a quelli legati agli andamenti climatici, riguardano la Cina. Pechino ha la metà degli stock mondiali e se dovesse decidere di immetterli sul mercato farebbe calare i prezzi".

In questo contesto il maiscoltore italiano ha due opzioni. Tagliare i costi o investire per aumentare qualità e produzioni. Nel primo caso il rischio è quello di essere buttati fuori da un mercato che oggi cerca qualità, oltre a prezzi bassi. Ecco allora che con il progetto Mais in Italy Syngenta vuole aiutare le aziende agricole a rendere più redditizi i campi.

"Mais in Italy si fonda su quattro capisaldi", spiega Gianluca Fusco, crop campaign manager mais di Syngenta. "L'uso efficiente dell'acqua, l'incremento della produttività della stalla, la gestione delle micotossine e l'utilizzo sostenibile degli agrofarmaci".

Per ottimizzare l'uso della risorsa idrica Syngenta ha messo in campo gli ibridi Artesian, che assicurano un’elevata produttività e stabilità in tutte le condizioni. E da quest'anno sarà disponibile anche Opti-Mais, una applicazione per il precision farming che aiuterà le aziende nel prendere le decisioni giuste. La produttività della stalla passa dalla qualità della fibra, dal contenuto di amido, dalla corretta gestione agronomica della coltura e dalla qualità dell’insilamento. Anche in questo caso Syngenta mette in campo la sua genetica e il ricco portafogli di prodotti per la difesa.

Le micotossine minacciano la commerciabilità della granella. Ecco dunque che scegliere un ibrido adatto all'areale e prevenire lo sviluppo dei funghi combattendo la piralide è essenziale. Infine l'utilizzo sostenibile degli agrofarmaci. E in questo campo Syngenta, oltre ad aver messo a punto le Linee guida per l'utilizzo dei prodotti, ha sviluppato la tecnologia HelioSec, uno strumento di gestione delle acque di risulta dei trattamenti, e Operation Pollinator, per la tutela della biodiversità.

Chi ha messo in campo le migliori tecnologie è Mario Vigo, dell'Azienda agricola Folli, alle porte di Milano. In questo articolo AgroNotizie ha già approfondito l'esperienza dei fratelli Vigo che sono stati in grado di raggiungere il traguardo di produrre 17,7 tonnellate ad ettaro di granella con la totale assenza di micotossine.

"Per continuare a fare maiscoltura bisogna investire e puntare sull'innovazione per produrre di più e soprattutto offrire al mercato prodotti di qualità", ha sottolineato Amedeo Reyneri, professore dell'Università degli Studi di Torino. "Occorre avere una produzione orientata al 'valore d'uso', cioè alla qualità richiesta dal mercato che oggi più che mai è influenzato dalle richieste dei consumatori".