Gli olivicoltori colpiti dalla Xylella fastidiosa in Puglia riusciranno ad essere risarciti e a riavviare le proprie aziende agricole? E quanto costerà questa operazione alla collettività? E soprattutto: quanto costano i ritardi nell'affrontare in maniera definitiva l'infezione?

Queste sono solo alcune delle domande che sul fronte sindacale agricolo e su quello dei decisori politici alcuni iniziano a porsi lungo l'asse Bruxelles-Roma-Bari. E le prime risposte che affiorano qua e là non sono tra le più esaltanti, visto l'immobilismo che ancora regna sovrano a Bruxelles dove la Commissione Ue, dopo tante promesse informali rese durante gli incontri con le autorità pugliesi a fine marzo 2017, è ancora indecisa sul cosa concedere ai territori colpiti dalla fitopatia.

E la conseguenza diretta di questo atteggiamento è l'impossibilità per la Regione Puglia di usare tutte le risorse disponibili più efficaci per aiutare gli agricoltori danneggiati dall'infezione. Soldi che a dire il vero sembrano al momento veramente poca cosa a fronte del disastro che si annuncia all'orizzonte.
 

La Commissione temporeggia, danni per oltre un miliardo di euro?

Ad oggi la decisione di esecuzione (Ue) 2015/789 della Commissione Ue del 18 maggio 2015, con la quale viene gestita l'emergenza Xylella, non è stata ancora modificata sulla base delle richieste della Regione Puglia, a cominciare dall'articolo 5 che allo stato vieta il reimpianto di piante ospiti dell'organismo specificato nelle aree colpite dall'infezione.

Non solo: i danni in Puglia - secondo stime dell'assessorato all'Agricoltura rese note dal presidente della Coldiretti Puglia Gianni Cantele il 1° aprile 2017 e ad oggi non smentite - potrebbero arrivare a superare il miliardo di euro, poiché potrebbero essere ormai infetti ben 10 milioni di olivi tra Lecce, Brindisi e Taranto.

Sui reimpianti degli olivi nelle zone colpite, utilizzando cultivar Leccino ed altre pure resilienti all'infezione, la Dg Sanità della Commissione Ue a fine marzo 2017 si era dimostrata possibilista, ma ad oggi manca una decisione ufficiale, come manca una parola definitiva sulla tutela degli olivi monumentali e sulla liberalizzazione dei vivai di barbatelle.

Un silenzio assordante che produce, di fatto, l'impossibilità di agire sul terreno. Di contro, l'amministrazione regionale in Puglia ha prodotto una legge per gestire l'emergenza alla quale manca, nei fatti, il disco verde di Bruxelles sull'utilizzo delle risorse.
 

Difficoltà di gestione del Fondo di solidarietà

Inoltre al momento si registrano ancora difficoltà anche nella sola formulazione delle domande di sostegno sul Dlgs. 102/2004, visto che la Regione Puglia ha rinviato la data ultima per la presentazione delle istanze dal 30 aprile al 31 maggio 2017.
Questo perchè in media i danni sono al 20% sulla produzione lorda vendibile aziendale del triennio precedente, mentre le provvidenze scattano solo per le imprese agricole che riescono a dimostrare perdite superiori al 30%: di qui lo scarso afflusso di domande e la decisione del rinvio.
 

Le risorse disponibili ma ferme: 63,6 milioni

Restano sul tappeto i ritardi nei pagamenti degli indennizzi - ben 2,6 milioni di euro - dovuti alle imprese agricole che sono state costrette a espiantare gli olivi infetti, per altro nell'impossibilità di poter procedere alla ricostituzione del potenziale produttivo distrutto, per via delle norme Ue in materia che tengono ancora in sospeso il bando della misura 5.2 del Psr, e sulla quale sono appostati altri 10 milioni. Mentre vanno a rilento i pagamenti sugli 11 milioni del Fondo di solidarietà per la mancata produzione in Salento stimata in media al 20% su base territoriale.

La Regione Puglia, inoltre, ha chiesto a fine marzo alla Dg Agri della Commissione Ue di utilizzare oltre 40 milioni di euro della misura 4.1 del Psr da destinare solo al Salento, solo alla zona infetta e solo agli olivicoltori. Mancando una risposta in tal senso, si sono tenuti aperti i bandi sulla 4.1 rivolti a tutti gli imprenditori agricoli di tutta la regione, senza vincoli di territorio e di indirizzo produttivo.
 

Le risorse per la gestione dell'emergenza, il piatto piange

In base agli articoli 16, 17 e 18 del Regolamento Ue n.652 del 2014, il direttore del dipartimento Agricoltura della Regione Puglia Gianluca Nardone in marzo ha chiesto alla Dg Salute della Commissione Ue un congruo sostegno finanziario per le attività di eradicazione, controllo e sorveglianza della malattia, sottolineando che per i monitoraggi la regione ne ha già spesi 5 e stigmatizzando la evidente e grave insufficienza del fondo. Infatti, il budget comunitario totale per fitopatologie e zoonosi è pari a 20 milioni di euro.
 

Dario Stefàno: "Sulla 4.1 si rischia la guerra tra imprese agricole"

"Immaginare di proseguire in ordine sparso rischia di arrecare più danni della Xylella stessa". E' il commento del senatore pugliese Dario Stefàno, membro della Commissione Agricoltura del Senato e già assessore alle Politiche agricole della Regione Puglia, alla luce delle ultime iniziative intraprese dalla regione contro l'epidemia Xylella, con le quali si è scelto di prorogare dal 30 aprile 2017 al 31 maggio il termine delle domande per gli indennizzi.

"Ma - continua Stefàno - a preoccupare ulteriormente è la scelta operata con la sottomisura 4.1 relativa al sostegno agli investimenti nelle aziende agricole site nei territori pugliesi colpiti da Xylella. Con tale bando, si rischia di innescare un circuito di forti conflittualità tra aziende che insistono nei territori colpiti da Xylella. Si rischia di alimentare una insana, pregiudizievole ed esiziale competizione tra queste aziende.
La caduta critica di questa misura, infatti, è nel fatto che in condizioni straordinarie, come quella attuale, non si può immaginare di operare secondo percorsi ordinari"
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Secondo Stefàno poi sarebbe stato più opportuno "indire un bando totalmente dedicato alle aziende colpite da Xylella o, diversamente, approntare una selezione di criteri tarati sulla presenza di questo batterio killer o, ancora, predisporre una plurimisura, partendo ad esempio dalla sottomisura 5.2 che ha come scopo specifico quello di ripristinare il patrimonio agricolo e zootecnico danneggiato da calamità, avversità ed eventi catastrofici".
Ma in quel caso ci si sarebbe forse imbattuti negli effetti del divieto di reimpianto di piante ospiti, ancora oggi in vigore.

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