C'è un trio di vitigni che portano l'Abruzzo al vertice di importanti classifiche nazionali, come è venuto fuori a Verona in occasione di Vinitaly.

Il primo è il vitigno abruzzese per eccellenza, il Montepulciano d'Abruzzo, che con la sua Doc garantisce la massima occupazione locale nel settore vitivinicolo, secondo uno studio diffuso dalla Coldiretti. Oltre ad essere il vino abruzzese più venduto in assoluto.

Il Montepulciano d'Abruzzo Doc infatti impegna 19,4 milioni di ore lavorative all'anno nella provincia di Chieti, superando quelle dedicate al Puglia Igt con 16,5 milioni di ore a Foggia e al Sicilia Doc con 16 milioni di ore in provincia di Trapani.

Al quarto e quinto posto si piazzano poi l'Oltrepò Pavese Doc, con 14,2 milioni di ore di lavoro, e l'Asti Docg assieme al Barbera d'Asti con 13,4 milioni di ore.

Un settore quello del vino che è in grado di offrire opportunità di lavoro sia a chi vuole investire con progetti innovativi sia a chi vuole fare una esperienza in campagna a contatto con la natura anche solo per integrare il proprio reddito, come ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Ma ci sono altri due vitigni coltivati in Abruzzo a scalare le classifiche nazionali. Sono la Passerina e il Pecorino, che si sono piazzati nei primi cinque posti della borsa del vino per quanto riguarda l'aumento delle vendite nel 2016.

La Passerina si è piazzata al secondo posto, dietro il Ribolla Gialla, con un incremento di vendite del 24%, mentre il Pecorino, con un aumento di oltre il 19% si piazza al quarto posto.

Una classifica che mette in evidenza un profondo cambiamento nei consumi degli italiani che privilegiano anche negli acquisti i vini legati a un territorio.

Infatti, non solo tra i primi cinque vini della classifica, Ribolla Gialla, Passerina, Valpolicella, Pecorino e Primitivo di Puglia, ma anche scendendo fino al decimo posto non si trovano vitigni internazionali.

Una classifica che, secondo la Coldiretti, rivela quanto possa essere pericoloso tentare di minare l'identità territoriale delle produzioni, che si prospetta nella recente discussione comunitaria sulla liberalizzazione dei nomi dei vitigni fuori dai luoghi di produzione.

Una liberalizzazione che consentirebbe anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi dei vitigni, ad esempio lo stesso Montepulciano d'Abruzzo, tanto per restare in tema.