Prima di tutto anche in campagna deve arrivare la banda larga. Poi occorrono software semplici da utilizzare, poco costosi e che generino un ritorno economico diretto. E per chi non ha dimestichezza con tablet e sensori occorrerà prevedere corsi di formazione diretti o l'intervento dei consulenti.

Sono questi alcuni degli elementi emersi durante la tavola rotonda che si è tenuta lo scorso lunedì a Padova dal titolo "Agenda digitale del Veneto 2020 - Il digitale per le imprese agricole". Un incontro a cui hanno partecipato i responsabili dell'amministrazione regionale e provinciale e i diversi attori del mondo agricolo, i cosiddetti stakeholders.

L'obiettivo è semplice e ambizioso: definire quali devono essere le linee guida che governino la transizione dell'agricoltura veneta verso la digitalizzazione. E per fare questo l'amministrazione pubblica ha chiesto il parere degli agricoltori stessi, ma anche di tecnici, consorzi e contoterzisti.

"Entro giugno presenteremo in Giunta un documento per la digitalizzazione del settore primario che prenderà in considerazione le richieste giunte durante questo incontro", ha spiegato Gianluca Forcolin, vicepresidente e assessore all'Agenda digitale della Regione Veneto.
"Come amministrazione pubblica metteremo in campo le nostre competenze e le nostre risorse, ma servirà poi uno sforzo di tutti a livello di formazione e di cultura digitale che oggi, sfortunatamente, è molto carente".

Ma perché digitalizzare l'agricoltura? Prima di tutto per ridurre o semplificare gli oneri burocratici. Confrontarsi con la pubblica amministrazione per via telematica (se il sistema funziona) è più semplice e veloce.
Ma anche la burocrazia interna all'azienda può essere più snella e se gestita in un'ottica 2.0 può anche aiutare l'agricoltore ad aumentare i margini. In questo campo Image Line ha messo a punto QdC® - Quaderno di Campagna, software per una agricoltura digitale.

"Un terzo dell'economia del Veneto ruota in qualche modo attorno al settore primario", ha spiegato Giuseppe Pan, assessore all'Agricoltura della regione.
"Ma siamo sommersi dalla burocrazia. Il mio assessorato è secondo per numero di dipendenti solo alla sanità. Il digitale ci può aiutare a snellire tutti questi oneri. E i giovani in quest'ottica sono una risorsa. Il Veneto ha un'attenzione particolare verso le nuove generazioni di agricoltori che hanno un approccio al digitale da 'nativi' e dunque possono aiutare il settore ad andare verso una logica 2.0".

Uno dei grandi temi, forse quello più sentito dagli agricoltori, riguarda dunque la burocrazia. Ma il digitale va ben oltre.
Durante l'incontro si è parlato ad esempio di agricoltura di precisione. L'obiettivo del Mipaaf è di arrivare al 10% della superficie agricola nazionale gestita con questa tecnica entro il 2021 e per farlo metterà a disposizione know-how e fondi.
"E' una opportunità enorme per produrre di più con meno", ha commentato Maurizio Borin, professore dell'Università degli studi di Padova e uno dei 'saggi' nominati dalla regione per seguire il progetto. "Dobbiamo ricordarci che l'agricoltura non è solo produzione di cibo, ma offre anche servizi ecosistemici, come la tutela del territorio dall'erosione o la cura del paesaggio".

Tra gli altri obiettivi del progetto c'è quello di incentivare gli agricoltori ad usare strumenti come l'e-commerce per la vendita diretta dei prodotti o i social network per fare promozione.

Il rischio è però che i buoni propositi rimangano solo sulla carta e che l'amministrazione pubblica sviluppi soluzioni che diventeranno obsolete nel giro di poco tempo. Da parte degli agricoltori c'è inoltre il timore che questo processo generi un ulteriore aggravio burocratico o si trasformi in uno strumento di controllo.