Nonostante i passi in avanti nelle negoziazioni non sarà possibile raggiungere un accordo sulla riforma del biologico entro la fine dell’anno”.
Lo si legge nelle conclusioni dell’ultimo Consiglio Ue agricoltura dell’anno. La Presidenza del Consiglio dell’Ue di turno slovacca ha ammesso l’impossibilità di raggiungere una posizione comune sulla coltivazione in serra, raccolta e deroghe di dati, sementi e prodotti fitosanitari.

Negoziazioni sospese a Bruxelles sulla riforma del biologico per il mancato accordo tra Stati membri. Italia non tratta di coltivazione a suolo e presenza sostanze non ammesse. Parlamento europeo preoccupato per minori controlli sulle importazioni ed eccessiva burocrazia per le aziende. La Commissione europea non ritira la proposta di riforma. Il Parlamento europeo minaccia lo stop al dossier. Se ne riparla nel 2017 sotto presidenza di turno del Consiglio Ue maltese.

La Commissione europea intende andare avanti
L’Esecutivo comunitario ha manifestato la propria intenzione a non ritirare la proposta di riforma del Regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla produzione e etichettatura dei prodotti biologici nel corso del 2017. 

Si tratta sulle importazioni bio
La proposta originaria della Commissione conteneva sostanzialmente tre novità: la modifica del regime di importazione dei prodotti biologici, in base alla quale i Paesi terzi potranno esportare in Ue prodotti biologici solo conformemente alle norme produttive europee o in base a regimi di reciprocità. Poi l'introduzione della certificazione di gruppo che mira ad agevolare l'ingresso nel mercato del biologico delle piccole aziende produttive. Infine resta l'obbligo di un controllo annuale con relative norme mantenute all'interno del regolamento del biologico per una maggiore semplificazione e chiarezza.

Italia non indietreggia su coltivazione a terra e residui pesticidi
Il direttore generale delle politiche internazionali e dell’Unione Europea del Mipaaf, Felice Assenza, ha espresso a Bruxelles due punti per l’Italia “importanti e inamovibili”: “la coltivazione a suolo e non nelle serre per il biologico” e “la non messa in commercio di prodotti bio in presenza di contaminazioni oltre un certo livello” con una “doverosa decertificazione in presenza di residui multipli di pesticidi”. L’Italia, invece è disposta a trattare su banche dati e deroghe (proposte della Commissione) e su norme produzione di sementi (proposta dal Parlamento).

Confagricoltura preoccupata
“Si rischia di approvare regole che annacquerebbero la qualità della produzione agricola biologica italiana ed europea”, ha affermato Paolo Parisini, presidente della Federazione nazionale dell’agricoltura biologica di Confagricoltura. Parisini mette in guardia in merito al rischio di “permettere di coltivare i prodotti bio anche senza seminarli su terra, perdendo così la naturale difesa della biodiversità” e alla richiesta di “poter vendere prodotti biologici contaminati accidentalmente da pesticidi, senza alcun rispetto per i consumatori e per i produttori”.

Parlamento europeo pronto al veto
Paolo De Castro, coordinatore del gruppo S&D al Parlamento europeo, parla di “riduzione di standard invece che miglioramento”, e punta il dito sulla possibile riduzione dei “controlli sulle soglie d’ingresso dei prodotti biologici importati” e su “l’eccesso di burocrazia sia per quanto riguarda le aziende al loro interno che per le realtà miste”. Per questi motivi, spiega il coordinatore S&D, il Parlamento europeo potrebbe opporsi alla proposta di riforma della Commissione europea.

Il punto
La proposta della Commissione europea è stata presentato nel marzo 2014. I Paesi membri sembravano aver raggiunto un sostanziale accordo sull’approccio generale nel giugno 2015 e la commissione agricoltura del Parlamento europeo aveva votato un rapporto nell’ottobre del 2015. Da allora si sono tenute 11 negoziazioni (trilogia) tra i rappresentanti delle tre istituzioni europee.