Il mondo della cooperazione agricola si ostina a sfornare numeri positivi. E' quello che emerge dal nuovo rapporto dell'Osservatorio della cooperazione agricola italiana, istituito dal ministero delle Politiche agroalimentari e forestali e sostenuto dalle quattro organizzazioni di rappresentanza delle cooperative dell'agroalimentare (Agci-Agrital, Fedagri confcooperative, Legacoop agroalimentare ed Unicoop), che fornisce ogni anno l'identikit del comparto.
 
In base ai dati pubblicati, nel 2015 sono state 4.722 le imprese attive associate, con 90.542 addetti e 771mila adesioni.
Per la responsabile Cooperazione di Nomisma, Ersilia Di Tullio, che ha presentato la ricerca: "Spunti interessanti provengono quest'anno dall'attività di analisi sulle top imprese dei principali settori cooperativi - ortofrutticolo, lattiero caseario e vitivinicolo - che nel periodo 2013-2015 hanno tenuto, con la sola eccezione del latte che soffre di una crisi generale.
Cooperative dall'alto tasso di propensione all'export che, grazie alle vendite sui mercati internazionali, hanno contrastato i meno positivi risultati sul mercato interno, caratterizzato da una crisi dei consumi. I risultati migliori sul mercato estero sono legati alle esportazioni nei paesi extra Ue, oggi più dinamici e attrattivi del mercato comunitario"
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Secondo il rapporto, nel 2015 il giro d'affari del settore si è attestato a 34,8 miliardi di euro, mostrando una flessione del 3,6% sul 2013 legata al calo dei prezzi e alla contrazione dei consumi. Rimasta invece stabile l'occupazione (+0,4%) e il monte complessivo delle retribuzioni.

Prosegue il processo di consolidamento delle dimensioni medie delle imprese, riconducibile in parte a processi di aggregazione e fusione, che ha portato le cooperative ad aumentare il fatturato medio nel 2015 del 2,7%, (passando da 7,2 milioni a 7,4 milioni), così come è cresciuto il numero medio degli addetti (da 18,3 a 19) nel triennio 2013-2015.
Si è registrata anche con una crescente vivacità sui mercati esteri che ha portato a una stima dell'export per il 2016 di 6,6 miliardi di euro, in crescita  dell'1,5% sul 2015.

Si conferma il primato del Nord Italia, dove è cresciuto il numero delle imprese (pari al 46% del totale) che generano l'82% del fatturato della cooperazione.
In particolar modo, Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia, pur essendo presenti sul territorio con appena il 31% delle cooperative totali, insieme esprimono il 77% (26,7 miliardi) del giro d'affari complessivo della cooperazione agroalimentare italiana e il 20,1% del giro d'affari totale dell'agroalimentare nazionale.
 
"Dall'analisi del rapporto - ha affermato il presidente dell'Alleanza delle cooperative agroalimentari Giorgio Mercuri - emerge la vitalità della realtà produttiva della cooperazione che costituisce il 32% della Plv (Produzione lorda vendibile) agricola nazionale e il 23% del fatturato alimentare italiano sul versante della trasformazione dei prodotti, attraverso una rete d'imprese particolarmente virtuose, caratterizzate da una mutualità dei conferimenti pari all'82% e che arriva al 92% al Sud Italia.
Un'intensità di autogoverno che pone la cooperazione italiana tra le più avanzate in Europa nell'apporto delle materie prime da parte dei soci"
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"Tuttavia - ha proseguito Mercuri - i dati evidenziano ancora problemi irrisolti che le cooperative devono affrontare con decisione per contrastare lo squilibrio tra il Nord e il Sud, nonostante si riconoscano traguardi significativi raggiunti negli ultimi decenni da molte aziende leader in filiere strategiche".
 
"Dal rapporto 2016 emerge la straordinaria resilienza della nostra cooperazione" ha commentato il viceministro delle Politiche agricole Andrea Olivero. "Siamo di fronte a un comparto che, a fronte di una riduzione di fatturato, ha una seppur lieve crescita di occupazione. Non è un dato normale nel mondo economico".

"Ci troviamo di fronte alla capacità straordinaria della cooperazione di trovare soluzioni adeguate nei diversi comparti e di affrontare anche crisi drammatiche come quella del lattiero caseario" ha continuato Olivero. "La capacità aggregatrice del mondo della cooperazione e quella di valorizzazione delle produzioni, in particolare con produzioni ad alto valore aggiunto e indicazioni geografiche, è stato un punto fondamentale di valorizzazione e di tenuta di un intero comparto produttivo".

"Bisogna rendere merito con nettezza al mondo della cooperazione. Senza questa straordinaria rete e questa capacità imprenditoriale di valorizzazione dei prodotti non avremmo tenuto come abbiamo tenuto. La scelta cooperativistica è la scelta vincente che può darci i migliori risultati", ha concluso il viceministro, ricordando che il modello di aggregazione cooperativistica si pone come soluzione al problema di coniugare la nostra endemica frammentazione del tessuto produttivo con la necessità di affrontare i mercati internazionali offrendo una massa critica minima di prodotto omogeneo.