Stati Uniti ed Europa hanno approcci molto differenti sull'utilizzo degli organismi geneticamente modificati. Se negli States la maggioranza della popolazione è favorevole (anche se con percentuali in continua contrazione) nel Vecchio continente l'opinione pubblica è fermamente contraria al loro utilizzo in agricoltura. Risulta estremamente interessante dunque un articolo pubblicato sull'autorevole New York Times che mette a confronto il settore agricolo nostrano con quello americano.

Su un punto sembra siano tutti d'accordo: gli Ogm non hanno effetti negativi sulla salute umana. Non esistono infatti studi scientifici che dimostrino come una alimentazione che comprende piante geneticamente modificate porti ad avere una salute più cagionevole di una Ogm-free. Il terreno di scontro tra le fazioni pro e contro le biotecnologie si sposta invece su altri due aspetti: la capacità di produrre di più e di utilizzare meno agrofarmaci.

I supporter degli Ogm affermano infatti che grazie alla capacità di resistere ad attacchi fungini, batterici o di insetti le colture Ogm richiedono un uso inferiore di agrofarmaci. Inoltre sarebbero in grado di produrre di più, andando a rispondere alle esigenze di una popolazione mondiale in continua crescita.

Tuttavia una analisi di dati provenienti da fonti pubbliche e private condotta dal New York Times avrebbe dimostrato che l'introduzione degli Ogm nelle campagne americane e canadesi non avrebbe portato affatto ad un aumento delle rese, né ad una riduzione nell'uso degli agrofarmaci, anzi. I dati dimostrano un aumento dell'utilizzo di diserbanti negli Stati Uniti.

I dati delle Nazioni Unite evidenziano come da quando sementi geneticamente modificate di mais, cotone e soia sono state introdotte sul mercato statunitense venti anni fa, l'uso di insetticidi e fungicidi è diminuito di un terzo, ma il consumo di diserbanti è salito del 21%. In Francia, nello stesso periodo, l'uso di prodotti per la difesa è calato del 65% e quello degli erbicidi del 36%.

Il punto è che molte delle manipolazione genetiche indotte nelle colture sono destinate a rendere le piante immuni ai diserbanti. In questo modo si ha però l'effetto di incentivarne il consumo. E il fatto che i più grandi produttori di sementi Ogm siano anche leader nel settore degli agrofarmaci porta alcuni a ritenere questo legame di causa-effetto come voluto e incentivato.

Ma che cos'è un Organismo geneticamente modificato? Si tratta di una pianta o un animale (ma possono anche essere batteri, virus, etc) il cui patrimonio genetico viene alterato. Sono transgenici quegli organismi in cui viene inserito un gene proveniente da un'altra specie, mentre sono Ogm non transgenici quelli che vedono una modifica del genoma con geni provenienti dalla specie stessa (attraverso ad esempio la cisgenesi o il genome editing).

Se dunque le piante Ogm non sono dannose per la salute umana, altrettanto non si puó dire per gli agrofarmaci. Ma anche su questo frangente bisogna essere estremamente cauti. I limiti ai residui negli alimenti in Europa sono i più stringenti al mondo ed ogni nuovo prodotto prima di essere immesso sul mercato deve passare numerosi controlli e verifiche. Rimane però il dubbio che ingerire, anche in minima parte, sostanze chimiche presenti anche nell'ambiente in cui viviamo possa alla lunga portare ad un 'effetto di accumulo' nell'organismo che sfoci nello sviluppo di malattie, come quelle tumorali.

Dal canto loro le multinazionali delle sementi hanno ribattuto che la ricerca del Nyt è stata fatta selezionando i dati a piacimento e che gli agricoltori, che alla fine dell'anno devono fare tornare i conti dell'azienda, non sceglierebbero i prodotti Ogm, molto più costosi, se non avessero un ritorno economico consistente.

Dati del Dipartimento statunitense dell'agricoltura dimostrano come l'uso di diserbanti nella coltura della soia sia aumentato del 250% negli ultimi venti anni, in un periodo in cui le estensioni coltivate sono cresciute solo di un terzo. Guardando al mais l'uso degli erbicidi si stava contraendo già prima dell'introduzione degli Ogm, ma successivamente ha visto un aumento del quasi del 100% dal 2002 al 2010.

Uno dei problemi sembra essere lo sviluppo di una resistenza nelle malerbe. Basta parlare con qualunque agricoltore europeo o americano per sentire la stessa storia: gli erbicidi sono sempre meno efficaci nel debellare le malerbe. Il motivo è dovuto al fatto che queste passano attraverso un processo di selezione naturale che fa sopravvivere e proliferare solo quelle che a causa di mutazioni genetiche spontanee sviluppano una resistenza agli erbicidi. Ergo, per continuare ad avere campi privi di infestanti bisogna introdurre sempre nuove molecole o usare più prodotti, inserendo nelle sementi più geni di tolleranza.

Anche se la produzione attuale di commodities, come nel caso dei cereali, è spesso superiore alle richieste del mercato, uno dei mantra è che bisogna produrre più cibo per sfamare una popolazione mondiale in costante crescita. I pro-Ogm sostengono che le sementi di nuova generazione sono in grado di rendere più produttivi i campi. Ma i dati citati dal Nyt non confermano questa tesi.

Prendendo in esame le statistiche delle Nazioni Unite sulla produzione di colza in Canada ed Europa occidentale risulta che il Vecchio continente produce di più. "Se questo è dovuto in parte al fatto che diverse varietà vengono coltivate nelle due regioni, i trend di crescita nei raccolti non sono cambiati in favore del Canada dall'introduzione degli Ogm", scrive il Nyt.
 

Un ragionamento simile può essere fatto con il mais statunitense ed europeo. In trent'anni le linee di produzione raramente sono state discordanti. Mentre per la barbabietola da zucchero abbiamo avuto in Europa un aumento delle rese rispetto agli Usa. Dati più contrastanti emergono invece se si comparano singole regioni, come Nebraska o l'Ohio con la Francia.