Nell’ambito delle Fiere zootecniche internazionali, in corso di svolgimento presso Cremona Fiere, si è tenuto nel pomeriggio della giornata inaugurale, il 26 ottobre, un convegno promosso da Qualyfood, in collaborazione con l’Aita, l’Associazione italiana di tecnologia alimentare.

L'incontro ha avuto come oggetto i nuovi sistemi di certificazione della qualità e ha visto come relatori alcuni esperti del settore nell’ambito dell’accreditamento, con un focus in particolare sull’agroalimentare. Dopo la presentazione iniziale di Danilo Danino su Accredia, ente centrale di accreditamento, Walter Bertozzi di Certiquality ha illustrato l’innovativo Social Food Print, un nuovo strumento utile per le imprese agroalimentari sottoposto a controlli.

L’agroalimentare è sicuramente uno dei nostri focus principali – sottolinea Bertozzi – Le imprese devono entrare nell’ottica che i certificatori e le certificazioni emesse sono sì strumenti di controllo, ma non solo. Sono utili anche per il marketing e la comunicazione, e questo le aziende lo stanno iniziando a capire”.

Al momento si sta lavorando moltissimo nell’ambito della comunicazione della sostenibilità – ha poi sottolineato Bertozzi - ovvero il concetto del prodotto si sta spostando e focalizzando su ciò che sta dietro, nella fase di preparazione. Questo perché è il mercato e i suoi consumatori che lo richiedono. Come Certiquality abbiamo lavorato sulla comunicazione di alcuni passaggi della filiera, monitorando tutto. Bisogna quindi andare a comunicare la catena del valore, e questo è il concetto che sta alla base della Social food print, riuscire a comunicare il valore di quelle certificazioni di qualità”.

Gianni Baldini, food sector manager di Bureau Veritas, ha spiegato invece le due nuove certificazioni Halal e Ivegan, specificatamente per i mercati arabi e per le produzioni vegane.
Sono certificazioni nate per soddisfare nuove esigenze culturali – ha precisato Baldini – Per quanto riguarda quella Halal è davvero importante perché richiesta dagli importatori arabi. Se andiamo a vedere questi sbocchi di mercato sotto il profilo agroalimentare, gli Emirati Arabi Uniti importano il 90% degli alimenti totali consumati internamente, ed entro il 2020 il valore dell’export di prodotti agroalimentari dovrebbe toccare gli 8,6 miliardi di dollari. Inoltre, sempre nel 2020, a Dubai si terrà il prossimo Expo, con 25 milioni di visitatori previsti”.

Per questo l’agroalimentare made in Italy devono cogliere le tante opportunità offerte da questi mercati – ha ribadito Baldini – il consumatore islamico ha bisogno di garanzie e con questa certificazione le imprese italiane potranno davvero vedere con occhio ancora più attento questi mercati, al momento ancora non molto presidiati. Sul fronte della produzione agroalimentare vegana, dobbiamo ricordare che questa frazione, all’interno del totale dei consumatori, sta crescendo sempre di più. E’ necessario quindi, per le aziende, non farsi trovare impreparati alle esigenze di una fetta del mercato”.

Maria Chiara Ferrarese, di Csqa Certificazioni, ha invece infine illustrato il progetto Equalitas, promosso da buona parte del settore vitivinicolo.
La necessità di comunicare la sostenibilità è stato sicuramente il punto di partenza condiviso da parte dei tanti operatori del mondo del vino – ha commentato – L’idea è stata impostata su tre pilastri, la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. All’interno di questo modello ci sono alcuni punti chiave fondamentali. Innanzitutto un approccio fondamentale legato al vino come identità del territorio, la promozione delle buone pratiche agricole di lavorazione, e la comunicazione delle buone pratiche socioeconomiche”.