L'agricoltura europea non è quella di venti o trenta anni fa, ma si deve confrontare con nuove sfide: la globalizzazione, la sostenibilità ambientale e le richieste di trasparenza dei consumatori. Se l'Europa vuole continuare ad avere un settore primario fiorente, anche la Pac, l'unica politica europea veramente integrata, deve cambiare.
Di questo si è parlato durante il Global food forum, evento organizzato da Farm Europe (un think tank nato con lo scopo di stimolare il pensiero sulle economie rurali) con il sostegno di Confagricoltura.

Presenti più di duecento rappresentanti di istituzioni europee e nazionali, amministrazioni locali, organizzazioni agricole, società dell'agroalimentare ed esperti del settore, provenienti da tutta Europa.

"L'agricoltura è intrinsecamente legata all'Unione europea, che oggi sta vivendo un momento difficile", ha dichiarato il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina intervenendo al Forum.
"Le nostre priorità, che sono poi quelle a fondamento della Pac, devono essere la difesa del reddito degli agricoltori, lo sviluppo di tecnologie innovative e saperi. E non possiamo prescindere dalla rivoluzione digitale, su cui oggi la Pac è inadeguata".
 

A fare gli onori di casa è stato Mario Guidi, presidente di turno del Gff e di Confagricoltura, che ha aperto i lavori alla Cascina Erbatici (Pavia). "L'Unione europea ha trascurato per troppo tempo le aspettative degli agricoltori. Noi ci aspettiamo dall'Europa una maggiore capacità di ascolto e di comprensione di che cosa è diventata oggi l'agricoltura.
Un'agricoltura che accetta le sfide, che vuole essere connessa e vuole avere nella propria tradizione la capacità di innovare e di competere a livello globale"
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Per farlo, sostiene Guidi, c'è bisogno di più investimenti mirati e meno burocrazia.
 

La concorrenza, appunto. Un settore importante, come quello lattiero-caseario, è da anni in crisi a causa dei prezzi bassi corrisposti alle stalle per il latte. Ma la soluzione, secondo il presidente di Confagricoltura, non è l'intervento pubblico.
"Io sono un imprenditore e voglio poter contrattare il miglior prezzo sui mercati. Non mi serve un sistema europeo che fissi i prezzi, ma normative che mi aiutino a posizionarmi meglio nella catena del valore. Il sistema agroindustriale non è il nemico, ma l'alleato per competere con i paesi extraeuropei".

Sul tema della competizione globale è intervenuto anche Giovanni La Via, eurodeputato del Ncd e presidente della Commissione Ambiente al Parlamento europeo. "Per competere sui mercati internazionali dobbiamo prima di tutto poter giocare ad armi pari. Questo significa che se le nostre aziende agricole devono rispettare certi standard nei residui fitosanitari, lo stesso deve valere per chi vuole esportare in Europa".

Elemento fondamentale per avere successo è l'innovazione tecnologica e l'Europa "è come un boxeur con un braccio legato dietro la schiena. Se l'Unione europea e gli Stati hanno detto in larga parte no agli Ogm, esistono oggi le new breeding technology in grado di migliorare le colture come accadrebbe in natura, solo in maniera più veloce e precisa".
 

La parola innovazione ricorre spesso quando si parla di agricoltura. Eppure in Italia solo l'1% dei campi è gestito con l'agricoltura di precisione. E mentre le aziende aspettano il piano nazionale che il Mipaaf dovrebbe rendere pubblico a giorni, un contributo importante può arrivare dai giovani. "Il Ceja è il Consiglio europeo dei giovani agricoltori. Rappresentiamo due milioni di farmers da 24 paesi membri. Il nostro obiettivo è fare rete tra di noi e portare la voce dei giovani agricoltori nelle istituzioni europee e nei rapporti con gli altri stakeholder", spiega Alice Cerutti, risicoltrice piemontese e vicepresidente del Ceja.

"Essendo giovani siamo inclini all'innovazione. Sappiamo che l'obiettivo è produrre di più con meno, rispettando la natura e il consumatore. Per dare una risposta a queste sfide, l'innovazione è l'unica arma a nostra disposizione".
 

L'Unione europea deve affrontare problemi complessi, come la crisi economica e l'immigrazione. E dunque è probabile che in futuro i 132 miliardi di euro messi a bilancio della Pac, saranno tagliati per gestire i flussi migratori e investire maggiormente nello stato sociale.
Meno soldi dunque per gli agricoltori, che in prospettiva dovranno abituarsi ad un sistema che eliminerà progressivamente gli aiuti 'a pioggia', ma che definirà obiettivi specifici e sulla base dei quali provvederà ad erogare i contributi.
Privi di sostegno, gli agricoltori, dovranno puntare sulla competitività e sulla qualità dei prodotti alimentari. Le tre parole chiave saranno prezzo (basso), qualità (alta) e differenziazione (rispetto ai competitor globali).

Ma come affrontare le oscillazioni dei prezzi delle commodities, i cui standard sono simili in tutto il mondo? Se negli Stati Uniti gli allevatori possono contare su un sistema dei pagamenti che conferisce all'agricoltore la differenza tra il prezzo di mercato e quello fissato dal Governo, in Europa un modello simile non sarebbe replicabile.

Dal Global food forum sono emerse altre vie. Forme assicurative individuali, di gruppo o mutualistiche che tutelino gli agricoltori in caso di fluttuazione dei mercati. Crolli dei prezzi dovuti anche ai cambiamenti climatici che hanno reso le produzioni mondiali di commodities sempre più imprevedibili.