Jti (Japan tobacco international) ha siglato un nuovo accordo con il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali per l'acquisto di tabacco italiano.
Alla firma del nuovo accordo, alla presenza dei ministri Maria Elena Boschi, ministra per le Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, e Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, è seguita presso la sede di Confagricoltura una tavola rotonda sul tema della replicabilità del modello tabacchicolo.

La nuova intesa programmatica è stata presentata da Vassilis Vovos, presidente della Regione Western Europe di Jti, insieme a PierCarlo Alessiani, presidente e amministratore delegato di Jti in Italia.
"Questo accordo rappresenta per noi un impegno economico pluriennale molto significativo per l'acquisto di tabacco italiano - ha dichiarato Vassilis Vovos - E' il segno tangibile del nostro supporto ai tanti coltivatori e addetti che operano in questo importante settore in Italia, e che hanno sempre prodotto tabacco in linea con i nostri standard di qualità per le attività di Jti a livello globale".

PierCarlo Alessiani ha aggiunto: "Jti ha siglato quest'accordo perché consapevole di come il settore tabacchicolo italiano rappresenti un'eccellenza e un comparto produttivo molto importante per il nostro paese. Un accordo per la prima volta quadriennale che permette di assicurare un'ulteriore e concreta stabilità alla filiera".
 
La collaborazione strutturata tra Jti e filiera del tabacco italiana è iniziata nel 2005 ed è proseguita per oltre un decennio in un susseguirsi di accordi per l'acquisto del tabacco italiano.
A partire dal 2010 la Jti ha iniziato a dialogare direttamente con i produttori e, con l'accordo del 2012, si è iniziato un percorso comune incentrato sulla qualità del lavoro e del prodotto che ha coinvolto oltre 1.700 addetti nelle fasi di coltivazione, raccolta e prima lavorazione del tabacco e nell'acquisto di circa 128mila tonnellate di tabacco per un valore complessivo, dal 2005 ad oggi, di oltre 460 milioni di euro.

Con l'accordo quadriennale (2017-2020) appena sottoscritto, si aggiungono al conteggio degli investimenti altri 160 milioni di euro per il settore.
 
Sulla scia della strada già intrapresa, con il nuovo accordo Jti continuerà a garantire una sempre maggiore stabilità alla filiera italiana tramite l'acquisto di tabacco in foglia, supportando l'implementazione di programmi specifici, definiti nelle Buone pratiche agricole (Gap - Good agriculture practice), negli Standard agronomici minimi (Mas - Minimun agronomic standards) e con gli standard relativi alle buone pratiche del Lavoro agricolo (Alp - Agricultural labour practices), al fine di assicurare, nel lungo termine, la sostenibilità e migliori condizioni di lavoro all'interno della filiera.
 
Va osservato che dal 2012 Jti ha garantito un supporto al settore attraverso la stipula di accordi commerciali con il Consorzio Tti (Trasformatori tabacco Italia), diventato nel tempo un modello di efficienza capace di attrarre un numero sempre crescente di produttori provenienti da diverse regioni italiane.

"Siamo molto soddisfatti del percorso di diretta collaborazione tra Jti e la filiera, avviato in questi anni" ha commentato Maarten Bevers, vice president Global leaf e CA&C di Jti. "Siamo fortemente convinti che questa relazione, oltre alla capacità dimostrata dal settore nel migliorare la sostenibilità della coltura dal punto di vista qualitativo, economico, sociale, ambientale e tecnologico, abbia giovato alla competitività del tabacco italiano".
 
Lo sviluppo del settore, gli aspetti socio-economici della filiera e il ruolo degli accordi stipulati con Jti, sono i temi al centro della ricerca sulla filiera tabacchicola umbra 'Un modello da coltivare', realizzata da Swg, presentata lo scorso 5 ottobre 2016 nel corso della tavola rotonda alla quale hanno partecipato, oltre ai già citati Bevers e Alessiani, Adrio Maria De Carolis, amministratore delegato di Swg; Mario Guidi, presidente Confagricoltura; Luca Sani, presidente Commissione Agricoltura Camera; Roberto Formigoni, presidente Commissione Agricoltura Senato; Mario Catania, presidente della Commissione per la Lotta alla contraffazione; Walter Verini, coordinatore dei parlamentari delle zone tabacchicole, e Fernanda Cecchini, assessore all'Agricoltura Regione Umbria.
 
Secondo la ricerca, l'introduzione di stringenti disciplinari di produzione, incentivati dalle istituzioni attraverso i Psr e da aziende come Jti in fase di stipula degli accordi commerciali, hanno favorito la diffusione delle buone pratiche agricole, utili non solo a garantire il rispetto delle normative e condizioni di lavoro qualitativamente elevate, ma anche a migliorare le performance ambientali della coltura in tutto il ciclo produttivo.
La riduzione dell'impatto ambientale è stata e viene tuttora perseguita attraverso il miglioramento continuo delle tecniche e l'utilizzo di nuove tecnologie che consentono di ridurre il rischio di agenti inquinanti nel terreno e di razionalizzare l'utilizzo delle risorse idriche contrastandone gli sprechi.

Questi fattori hanno determinato, a partire dal 2013, una graduale ripresa della produzione e delle superfici investite.
In particolare, nel 2015 la produzione complessiva di tabacco si è assestata poco oltre le 60mila tonnellate, con un incremento del 23% rispetto al 2012, e con una superficie dedicata di oltre 15mila ettari.

Dallo studio emerge chiaramente come la collaborazione tra imprese, istituzioni e territorio abbia consentito al settore di riorganizzarsi, razionalizzarsi e di sfruttare sinergie con le altre coltivazioni, così da assicurare crescita e sviluppo sia ai grandi che ai piccoli produttori.
Gli accordi con le manifatture, la ristrutturazione delle Organizzazioni dei produttori, e la concentrazione della fase di prima trasformazione, hanno permesso ai tabacchicoltori di avere quella continuità e stabilità del settore che sono alla base di qualunque sviluppo economico.
 
Sulla replicabilità e adattabilità del modello ad altri settori si è registrata una sostanziale convergenza di tutti gli intervenuti, concordi sul valore positivo degli accordi di filiera e sulla necessità di puntare a produzioni in grado di coniugare qualità e prezzo, ma anche su un indispensabile sviluppo della tracciabilità coniugato alla riduzione di oneri burocratici.