Il Programma di sviluppo rurale della Campania 2014-2020, forte di un miliardo e 836 milioni di euro di risorse pubbliche, il secondo d’Italia dopo quello della Sicilia, è da cambiare. Lo avevano già chiesto le organizzazioni agricole, a cominciare da tutte quelle riunite sotto le insegne di Agrinsieme Campania, e sulla necessità di notevoli limature si era anche recentemente espresso il consigliere delegato, Francesco Alfieri. Ieri è giunta in tal senso la conferma del presidente della Regione.

"Il Psr è partito ma sarà oggetto di revisione": lo ha annunciato ieri ufficialmente in conferenza stampa il presidente della Regione Campania con delega all’agricoltura, Vincenzo De Luca. Mentre Coldiretti Campania rilancia sull’esigenza della semplificazione amministrativa e la valorizzazione dei progetti dei giovani con la misura 16 del Psr, per la quale prepara un manuale per le reti di impresa in agricoltura.

Parlando delle misure adottate nei vari settori, De Luca si è soffermato in particolare su quelle che riguardano l'agricoltura. "Come sapete - ha spiegato - abbiamo mandato avanti il vecchio programma  per evitare di perdere altro tempo, ma stiamo ragionando sulle modifiche con le associazioni di categoria per rendere il testo approvato più rispondente alle esigenze delle imprese".

Sul tavolo, come è noto, vi sono almeno due modifiche necessarie.

La prima modifica riguarda la salvaguardia delle filiere ortofrutticola e bufalina, che sono state escluse dall’elenco delle “filiere prioritarie” e quindi i relativi progetti eventualmente presentati sulle misure a investimento, resterebbero senza premialità. In questo modo un pezzo importante di agricoltura di pianura in Campania rischia oggi di non riuscire a presentare progetti con punteggio sufficiente a consentirne l’ingresso in graduatoria e la finanziabilità.

La seconda riguarda le difficoltà di accesso per la scelta dei criteri di selezione delle domande di aiuto. “Di fatto i criteri pubblicati dall'Assessorato regionale all'Agricoltura tendono a rendere qualità dell'investimento e progettualità quasi un corollario di criteri generali – lamenta Coldiretti Campania, da dove spiegano - la conseguenza è demotivare chi vuol investire sull'innovazione di prodotto e di processo. Inoltre, il punteggio minimo di ingresso finisce con l’essere troppo elevato”.

Fare rete per migliorare la competitività del settore agricolo e per massimizzare gli investimenti. Questi gli obiettivi che il comitato regionale di Coldiretti Giovani Impresa Campania ha deciso di perseguire in occasione delle sfide della nuova programmazione dei fondi europei, valorizzando in particolare lo strumento delle reti d'impresa. "Nella nostra Regione - spiega Gennaro Granata, delegato di Coldiretti Giovani Impresa Campania - scontiamo un gap culturale nella capacità di stare insieme. Un'occasione di invertire la tendenza è nella misura 16 del Psr 14/20".
 
La misura 16 - come si rileva dalla scheda del Psr - ha carattere trasversale rispetto alla attuazione dell'intero programma di sviluppo rurale. Da un lato favorisce lo sviluppo, l'adozione e la diffusione di innovazioni nei settori agroalimentare e forestale, dall'altro, sostiene l' aggregazione e la cooperazionefra gli attori della filiera.
 
Ad oggi in Campania - secondo Unioncamere - sono 825 le aziende che hanno sottoscritto un contratto di rete su un totale nazionale di 14.462. Di queste solo 73 provengono dal settore "Agricoltura e pesca”.
 
"Abbiamo un patrimonio agroalimentare unico al mondo - aggiunge Granata - e non c'è un comparto produttivo in Campania che non possa vantare eccellenze straordinarie. Stesso discorso vale per la capacità di trasformare le materie prime. Nonostante questo facciamo fatica ad emergere nell'export e subiamo ancora attacchi speculativi. Tuttavia gli ultimi anni vedono un'inversione di tendenza, che va accompagnata e fortificata. Specialmente tra le nuove generazioni cresce la consapevolezza di dover condividere percorsi. A tal proposito Coldiretti Campania sta lavorando alla stesura di un manuale per le reti d'impresa, a cura del Centro studi AgriSmart".