Il nostro Paese torna ad essere il secondo produttore mondiale di olio di oliva vergine in generale dopo la Spagna e prima di Grecia, Portogallo e Francia. Nella campagna 2015-2016 l’Italia ha prodotto circa 470mila tonnellate di olio di oliva in generale ed ha raddoppiato la produzione dell’annata precedente. Oltre il 60% appartiene alla categoria di oli vergini ed extravergine.

I dati sono stati comunicati il 16 maggio 2016 a Teheran, capitale dell’Iran, dalla filiera dell’olio di oliva italiana che partecipa, su invito delle autorità governative e della delegazione iraniana in seno al Coi, ai lavori della 47esima riunione del Comitato consultivo del Consiglio oleico internazionale.

Nello stesso periodo il nostro Paese ha importato 480mila tonnellate circa di prodotto di cui 448mila da Paesi comunitari e 32mila tonnellate da mercati extra europei. A questi si aggiungono altre 26mila tonnellate di oli di categoria inferiore di provenienza comunitaria.

Nel periodo di riferimento il consumo di olio di oliva in Italia si è aggirato su 615mila tonnellate, cui vanno aggiunte altre 20mila tonnellate di consumo di oli di altre categorie.
Il consumo totale degli oli commestibili è, però, di gran lunga superiore: 1.345.000 tonnellate.
La differenza di 710mila tonnellate è data da vari oli di semi che rappresentano ancora oggi la maggior parte del consumo di grassi vegetali nel nostro Paese.

Secondo le previsioni del tavolo di filiera dell’olio italiano, il volume delle esportazioni dovrebbe superare le 315mila tonnellate (si tratta di un dato che potrebbe essere ritoccato al rialzo), così distinte: 160mila tonnellate esportate nel mercato comunitario e 191mila tonnellate sui mercati extra europei.

L’Italia, mediamente, esporta ogni anno 130mila tonnellate di olio di oliva in generale negli Usa che, con un controvalore di oltre un miliardo e 300 milioni di euro, rappresentano il mercato più interessante per l’export del nostro made in Italy.