Il vino è protagonista della cultura italiana, è parte della sua identità e della sua storia. Ma attenzione: in Italia bisogna "fare cultura" del vino, se non si vuole perdere il saper fare e il saper apprezzare questa bevanda unica. E' questo il messaggio trasmesso dalla Consulta nazionale del vino italiano (Convi), che al Vinitaly ha voluto riunire i suoi soci per fare il punto sul primo anno di attività.

All'interno di Expo 2015 era stata infatti presentata la Consulta, che raccoglie sotto un unico cappello le tante e importanti associazioni della filiera vitivinicola, ognuna delle quali promuove specifici interessi di categoria, ma che sotto il cappello di Convi collaborano per raggiungere un unico scopo: tenere viva la passione dell'Italia per il vino.

Il bilancio del primo anno non può che essere positivo”, spiega ad AgroNotizie Vito Intini, coordinatore della Consulta e presidente nazionale di Onav. “Prima di tutto perché l'aggregazione di tutte queste associazioni non era scontata ed è stata molto forte. Inoltre siamo molto soddisfatti del lavoro svolto in dodici scuole bresciane in cui siamo andati a parlare di vino e cultura”.

Vino nelle classi dunque, ma nessun incitamento ad assumere alcolici. L'obiettivo della Consulta è quello di parlare del vino come di una parte fondamentale della storia e della cultura italiana. Si è iniziato dalla storia di questa bevanda, che parte dai greci e arriva fino al Risorgimento, passando per il Medioevo. Ma si è discusso anche del vino nella religione cattolica, simbolo del sangue di Cristo.

Un programma che ha insegnato ai ragazzi anche a bere responsabilmente e che è stato concordato insieme a Mario Maviglia, provveditore agli studi di Brescia, che ha raccolto entusiasta la proposta della Consulta. L'obiettivo è ora quello di concordare con il ministero dell'Istruzione un programma per tutte le scuole italiane.

Non dobbiamo illuderci che la cultura del vino sia immortale”, lancia l'allarme il professor Mario Fregoni. “I consumi in Italia si vanno contraendo e anche la superficie coltivata è diminuita negli anni. Il rischio è che il vino diventi un alimento di nicchia e che l'Italia perda le sue tipicità”.

Per questo Angelo Gaja, famoso imprenditore agricolo piemontese, ha voluto difendere il ruolo di chi il vino lo produce, chiedendo l'eliminazione delle sovvenzioni pubbliche, che sfalsano il mercato, una diminuzione del carico burocratico e una forte spinta all'innovazione, senza però perdere la dimensione dell'artigianalità che è la grande ricchezza del nostro Paese.

Il lavoro della Consulta è rivolto anche alle Istituzioni per collaborare sull'aspetto legislativo”, ha ricordato Intini. “Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, inaugurando il Vinitaly ha voluto sottolineare l'importanza del vino, della cultura del vino, e dell'innovazione”.
Il lavoro di Convi si è tradotto in due proposte di legge. La prima ad opera del senatore Dario Stefáno chiede che sia obbligatorio introdurre la materia "vino" nel mondo della scuola. La seconda del deputato Luca Sani che mira invece ad introdurre l'insegnamento in alcuni indirizzi, come quello alberghiero.
 

Questo articolo fa parte delle collezioni: