Con circa 13 milioni di arrivi in cantina e un fatturato da 2,5 miliardi di euro il turismo del vino è in crescita e al 50° Vinitaly di Verona il Movimento turismo del vino, l’associazione no-profit presieduta da Carlo Giovanni Pietrasanta, sarà presente con un ricco palinsesto di iniziative. Il quartier generale sarà al padiglione 3 C8/D8 di Veronafiere.
Uno dei fili conduttori delle iniziative che caratterizzeranno le prossime attività delle 850 cantine associate al Mtv riguarderà la sostenibilità. In vigna, in cantina, ma anche intesa come mobilità, viste le diverse opportunità previste per le visite in bicicletta o in treno.

Presidente Pietrasanta, il turismo del vino scopre il Go-Green, la mobilità alternativa?
“Molto semplicemente vogliamo dare la possibilità di vivere le zone viticole italiane anche con la bicicletta, la e-bike con pedalata assistita, e ci rivolgiamo non tanto al super appassionato di ciclismo o al ciclista professionista, ma offrire una nuova opportunità. Se una zona poco conosciuta, molto brutta e con pochissimi turisti come la Valle della Loira ha saputo attrarre l’attenzione con formule di e-bike, di consegna in albergo del vino o con spedizioni direttamente all’estero, credo che l’Italia abbia le carte in regola per un servizio di alto profilo. Il percorso in treno, come quello inaugurato in Abruzzo, è una formula che permette di valorizzare le linee storiche degustando buoni vini del territorio”.

La Francia rimane il modello da osservare e al quale ispirarsi?
“Sì, perché i francesi riescono a fare una vera sinergia pubblico-privata, che noi italiani non riusciamo a fare. Basta guardare il portale ufficiale del ministero del Turismo, italia.it. La sezione enoturistica fa venire da piangere, ha dati fermi al 2008. Come presidente del Movimento turismo del vino ho dato la disponibilità al ministro Franceschini di contribuire per migliorare il prodotto. Al contrario la Francia, il giorno prima dell’avvio della Bit, ha lanciato il portale visitfrenchwine.fr, all’interno del quale ha saputo coniugare grandi e piccoli territori, grandi maison e piccole cantine, realizzando formule di collaborazione che porteranno grandi risultati.

Come si sta evolvendo il turismo del vino e quali risposte dovranno dare le cantine?
“Le cantine devono diventare luoghi dove far assaggiare vino alle persone, creando pathos, coinvolgendo i visitatori nelle diverse fasi di vita della vigna, dalla potatura alla vendemmia. Oggi i consumatori sono molto attenti anche ai processi che si svolgono in cantina. Alcuni propongono già, come formula, il gioco delle cuvée, trasmettendo il calore del proprio lavoro agli enonauti, valorizzando così il ruolo dove siamo inseriti.
Non possiamo infatti dimenticare che le cantine sono inserite in un contesto in cui convivono i territori e le bellezze artistiche, la storia e la gastronomia, la cultura e il paesaggio. I dati che abbiamo indicano un interesse crescente per l’enoturismo. Nella sola Lombardia il turismo vendemmiale ha segnato un incremento del 30% nell’ultimo anno”
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Che cosa può fare il Mtv per i propri associati?
“Dovrà fare formazione sulle nuove opportunità di accoglienza in cantina, sui nuovi strumenti di comunicazione, dal web ai social network. È in questo solco che il Movimento turismo del vino ha sviluppato una partnership con Banca Intesa, al servizio delle 850 cantine associate. La presenteremo a Vinitaly il prossimo 11 aprile”.

Che cosa prevede l’accordo?
“L’obiettivo è promuovere la cultura del vino, sostenendo l’incremento dei flussi turistici in tutte le aree d’Italia a forte vocazione vitivinicola, migliorando la qualità dei servizi offerti ai turisti e aumentando le opportunità di crescita e di impiego lavorativo nei territori del vino.
Intesa Sanpaolo metterà a disposizione da un lato il proprio portale di e-commerce mercatometropolitano.it dedicato all’eccellenza delle imprese italiane e alla qualità del made in Italy, quale vetrina per lo sviluppo delle vendite online, e dall’altro le proprie competenze per sostenere gli investimenti per la crescita e la riqualificazione delle diverse cantine. Anche alla luce delle opportunità contenute nei bandi dei Programmi di sviluppo rurale 2014-2020. Enoturismo significa qualità della produzione, tutela del territorio e garanzia dell’accoglienza ai milioni di visitatori che amano l’Italia anche per questo. Un bacino incredibile di risorse per lo sviluppo culturale ed economico, che guarda all’Italia e all’estero e vuol valorizzare il lavoro di chi ama l’agricoltura e vuol farne un emblema reale del nostro Paese”
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Uno degli ospiti di Vinitaly 2016 sarà Jack Ma, fondatore di Alibaba. Quali opportunità offre internet e quali insidie nasconde per il Mtv?
“La grande opportunità del web è il contatto diretto con i giovani e con gli enonauti, ai quali possiamo raccontare, in ogni parte del mondo, i nostri territori, i vitigni autoctoni e la grande varietà dell’offerta. Internet nasconde anche alcune insidie. I produttori devono prestare attenzione a chi affidano i loro vini, ai portali di e-commerce che magari si lanciano in operazioni al ribasso, con i prezzi usati come specchietti per le allodole. Il web può anche essere fonte di critiche: dobbiamo imparare a gestirle e a cogliere i suggerimenti per migliorarci”.

Che cosa chiedete alla politica?
“Alla politica italiana chiediamo di ribaltare di sana pianta la legge sulle Strade del vino, che ha fallito: risale al 1999 e da allora stiamo ancora attendendo il regolamento attuativo. Di Strade del vino che funzionano ne conto al massimo cinque in Italia”.

Cosa andrebbe modificato?
“Innanzitutto, la legge dovrà essere sull’enoturismo e non sulle strade del vino. Non servono nuove associazioni che usano per se stesse le risorse. E le cantine non devono trasformarsi in ristoranti, alberghi, villaggi e parchi giochi. Deve essere data possibilità alle cantine di accogliere i visitatori con professionalità di offrire servizi, di produrre ricchezza per il territorio. Se nei musei si possono vendere i cataloghi e le penne, non vedo perché alle cantine non sia permesso di vendere un cavatappi. Inoltre, credo che serva uniformità normativa a livello nazionale, perché si vende l’Italia, il made in Italy, non le singole Regioni”.