Etichette "parlanti" per i prodotti italiani e d'importazione e un laboratorio accreditato per analizzare le merci importate, da localizzare nel Porto di Napoli e che serva il Sud Italia: sono queste le proposte emerse a Salerno durante il convegno su agroalimentare e contraffazione del made in Italy promosso da Coldiretti e dall'Osservatorio sulla Criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.
 
“Da Salerno parte la sfida per l’obiettivo dei 50 miliardi di export agroalimentare all'indomani della chiusura di Expo. Origine, controllo e anticorruzione sono le tre parole chiave”. Così il presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio, ha aperto giovedì scorso i lavori del convegno su Frodi agroalimentari e made in Italy a Salerno, promosso in collaborazione con l’Osservatorio sulla Criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, guidato dal magistrato Giancarlo Caselli.
 
Ribaditi i dati dell'Osservatorio sulle agromafie e la contraffazione: la criminalità sviluppa nell’agroalimentare nazionale un volume di affari di 15,4 miliardi. La contraffazione del made in Italy alimentare nel mondo, grazie al fenomeno dell'Italian sounding, supera invece il fatturato di 60 miliardi di euro, con quasi due prodotti di tipo italiano su tre in vendita sul mercato internazionale che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.
 
“Chi froda il nostro made in Italy agroalimentare ci deve pagare i diritti d'autore – ha tuonato il presidente di Coldiretti Campania, Gennarino Masiello - gli agricoltori subiscono un furto d'identità quotidiano da chi sfrutta gli anni di lavoro impiegati per far crescere la fama nel mondo delle nostre eccellenze agroalimentari”.
 
A sollecitare il rafforzamento del sistema dei controlli e una etichettatura più chiara, il presidente dell’Osservatorio Caselli: “Bisogna lavorare al sistema di tracciabilità degli alimenti – ha detto alla platea di oltre mille agricoltori – l’etichettatura “parlante” consentirebbe di ricostruire la provenienza dei prodotti, sarebbe indice di trasparenza e valore aggiunto per le produzioni italiane di qualità”. 
 
In Campania, dove con il Q-R Code Campania si sta sperimentando da tempo una forma efficace di "etichetta parlante" che grazie ad una app gratuita consente la lettura mediante smartphone di tutta la storia di un prodotto, la qualità dell'agroalimentare è eccellente: a ribadirlo, nel corso dell’incontro, il commissario dell’Istituto zooprofilattico Antonio Limone. “Con 20mila controlli annui, i prodotti campani sono i migliori e più controllati d’Italia. Un patrimonio – ha detto Limone – che va tutelato con una corretta informazione e comunicazione ai consumatori”.
 
Nel corso dell’evento, infine, il presidente dell’Autorità portuale di Salerno, Andrea Annunziata, ha ribadito la necessità di istituire in Campania un laboratorio per le analisi a campione dei prodotti alimentari che arrivano nei porti (attualmente l’unico autorizzato è a Padova).