A scuotere il mondo della viticoltura italiana è l'ipotesi che la Commissione europea rimetta mano al regolamento Ue 607 del 2009 sulle “denominazioni di origine protette e le indicazioni geografiche protette, le menzioni tradizionali, l’etichettatura e la presentazione di determinati prodotti vitivinicoli”. La paura è che tale modifica punti ad una profonda liberalizzazione che consenta ai produttori di qualsiasi Paese Ue di utilizzare in etichetta anche i nomi dei vitigni oggi riservati a determinati Stati in virtù della produzione di questi vini in specifiche località. Il che vorrebbe dire che vini oggi prodotti non Italia – come Lambrusco, Vermentino, Primitivo, Bardolino – potrebbero chiamarsi in etichetta allo stesso modo anche se prodotti in altri Paesi.

Vino: vitigno o cultura?
Il “cavillo” sul quale poggia una simile modifica si basa sul concetto di “identità di un vino” ovvero se la qualità di un determinato vino dipenda più dal vitigno con il quale è prodotto – ad esempio il vitigno del Lambrusco – oppure dalla produzione in una determinata località e secondo determinate tradizioni e usanze storiche.

Pressing italiano su Hogan
Dopo le indiscrezioni trapelate su questa possibile liberalizzazione, il Commissario Ue all'Agricoltura, l'irlandese Phil Hogan, è stato oggetto di un immediato pressing da parte delle autorità italiane. Il ministro italiano delle Politiche agricole Maurizio Martina lo ha incontrato lunedì scorso a Bruxelles per ribadire “la contrarietà dell'Italia all'ipotesi di liberalizzazione dell'uso dei nomi dei vitigni”. Il Commissario Ue ha gettato acqua sul fuoco, assicurando che “non c'è alcuna intenzione di pervenire a modifiche che penalizzino l'attuale modello del sistema vitivinicolo italiano di qualità”. La questione è nell'agenda anche di Paolo De Castro, coordinatore S&D della Comagri al Parlamento europeo: "Confidiamo che Hogan, dando seguito alle rassicurazioni, dia le necessarie disposizioni affinché venga ritirata la bozza di atto delegato inerente la liberalizzazione dell'uso del nome dei vitigni".

Il rischio “semplificazione”
Al momento sembra non esserci una concreta proposta di modifica del regolamento Ue sulla etichettatura dei vini ma solo "una bozza di lavoro" della Commissione europea che, in nome della semplificazione, intenderebbe rivedere le regole e portare a una sostanziale liberalizzazione dell’uso dei nomi fino ad oggi riservati solo ad alcuni vini. La Commissione europea, da parte sua, non conferma. Sta di fatto che qualora questa "bozza" si concretizzasse, diventerebbe un atto delegato o esecutivo di un regolamento comunitario, quindi esente dall'iter legislativo comunitario standard (Commissione-Parlamento europeo e Consiglio) ma soggetto solamente all'approvazione degli Stati e di immediata applicazione in tutta l'Unione europea.

Fronte unico dei viticoltori
Nel frattempo, tutte le associazioni italiane di categoria fanno blocco unico contro quella che viene considerata come una vera e propria minaccia al sistema produttivo italiano. Coldiretti stima in almeno 3 miliardi il fatturato dei vini made in Italy. A guardare con interesse alla possibile modifica del regolamento Ue, sono soprattutto i competitor tradizionali come i produttori spagnoli.

I numeri del vino in Italia
Secondo Coldiretti, l’Italia nel 2015 ha sorpassato la Francia ed è diventata il primo produttore mondiale di vino con un quantitativo di produzione stimato a 48,9 milioni di ettolitri. Al terzo posto si trova la Spagna con 36,6 milioni di ettolitri. La produzione made in Italy è destinata per oltre il 45 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), quasi il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante a vini da tavola.