Il fine settimana vedrà l'anticiclone premere verso l'Italia, così da respingere il freddo che rimarrà però ancora sulle vicine aree balcaniche. Si ritornerà su un contesto meteo più stabile, ma anche più mite, con temperature in linea con il periodo. Potrebbe trattarsi di una fase solo temporanea, con nuovi assalti artici possibili già dai primi di febbraio. 

Il punto della situazione 
Il clima sull’Italia può finalmente definirsi invernale. Le temperature sono sensibilmente diminuite anche al Settentrione, ove l'aria fredda ha avuto modo di depositarsi nei bassi strati col trascorrere dei giorni. Estese gelate hanno così interessato le pianure e le valli, raggiungendo anche il cuore delle grandi città: a Milano ad esempio il Naviglio, rimasto con appena un metro d'acqua, è ghiacciato completamente. Il freddo intenso ha determinato il congelamento persino dei laghi prealpini, come di fatto non avveniva (in taluni casi) dal febbraio 2012. 
Il gelo non ha scherzato neanche al Centro-Sud, ove spiccano ragguardevoli minime tra cui i -28 dell'Altopiano delle Cinquemiglia (Abruzzo). I cieli completamente sereni e l’effetto della neve al suolo hanno naturalmente contribuito nell'impresa. 

Analisi 
L’irruzione artica tira gli ultimi portando ancora un po' di freddo anche laddove è tornato a splendere il sole. Le temperature massime inizieranno a guadagnare qualche grado, in particolare nel fine settimana, mentre le minime rimarranno sostanzialmente invariate con diffuse gelate.
Il miglioramento del quadro sarà principalmente dovuto dal ritorno dell'alta pressione che, premendo dai quadranti occidentali, riuscirà a tornare nuovamente su gran parte d'Italia, faticando però ad affermarsi pienamente.
Si tratterà di una situazione comunque delicata perché la contrapposizione tra l’aria mite e l’aria gelida orientale caratterizzerà lo scenario da qui a fine mese. Al momento l'ipotesi più probabile resta comunque orientata verso una sostanziale stabilità atmosferica, anche se tuttavia non è del tutto escluso che il gelo orientale riesca a spingersi con decisione verso il Mediterraneo.
Le ultime emissioni modellistiche indicano difatti situazioni consone - tra il fine mese e la prima settimana di febbraio - per probabili forti irruzioni fredde fin verso le medie latitudini. Gli elementi a disposizione indicano una percentuale di realizzazione intorno al 60%, ma ciò che intendiamo sottolineare è che le pedine sull’impianto circolatorio continentale si stanno muovendo verso una rivalsa invernale coi “fiocchi”. 

Evoluzione 
Le tendenze evolutive del prossimo periodo si possono riassumere in tre principali step: incursione artica, ritorno dell’alta pressione e riapertura della porta gelida orientale.
L'elemento dominante sul comparto continentale è ancora una volta l’assenza delle depressioni oceaniche, assenza che potrebbe inoltre protrarsi sino a fine mese. 
Il clima è quindi ancora secco sulle regioni settentrionali, aree già martoriate con mesi di siccità (quelle occidentali in particolare). Diverso il discorso per le regioni peninsulari, ove l'irruzione di venti freddi nel cuore del Mediterraneo porta a frequenti precipitazioni, piovose o nevose a seconda dei casi. 

Primo step: 21-24 gennaio
Ancora qualche giorno piuttosto freddo che si presenterà secco al Nord e piuttosto perturbato sulle adriatiche, colpite da ulteriori nevicate in Appennino. Le giornate serene incentiveranno l’inversione ed il cuscino di aria fredda sulla Pianura Padana si consoliderà ulteriormente. 

Secondo step: 25-28 gennaio
Come già accennato, una breve tregua mite di origine subtropicale interesserà l’Italia; le aree che beneficeranno maggiormente dell’azione azzorriana saranno quelle occidentali, mentre quelle orientali - più esposte ai venti freddi da est - rimarranno più ai margini. L'aumento termico risulterà quindi più sensibile sulle regioni peninsulari e sui monti, mentre lungo le valli e nelle pianure non mancheranno estese gelate nelle ore notturne. 

Terzo step: il lungo termine
Alcune corse modellistiche hanno sottolineato una possibile irruzione fredda continentale a fine mese.
A sostenere tale ipotesi è il modello americano, che individua un nuovo blocco anticiclonico sul Nord-Europa. Il modello europeo resta invece ancora fermo su una maggiore permanenza dell'alta pressione subtropicale.

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