Unaprol, dopo la firma dell'accordo interprofessionale di filiera, punta dritto all'approvazione del piano olivicolo nazionale, con 32 milioni di euro a favore del settore.

"L'Italia olivicola riparte dal nuovo accordo interprofessionale e dalla nuova campagna olearia che segna la ripresa del Paese in termini di produzione ed export - spiega David Granieri, presidente di Unaprol - ora la priorità è il piano olivicolo".

Cinque le misure previste dal piano, con le risorse da ripartire in tre anni, con 4 milioni di euro per l'anno 2015, e 14 milioni per ciascuno degli anni 2016 e 2017.
Gli obiettivi sono innanzitutto, nell'ambito produttivo, la crescita della produzione nazionale di olive e olio, il rinnovamento degli impianti e l'introduzione di nuovi sistemi colturali in grado di conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica, per un totale di 9 milioni di euro nel triennio. Per la ricerca e quindi per il miglioramento dell'efficienza dell'olivicoltura italiana, le risorse assegnate sono pari a 3 milioni, mentre per la ricerca finalizzata alla difesa da organismi nocivi per l'olio, i finanziamenti sono pari a 4 milioni nell'arco dei tre anni.

2,4 milioni di euro sono destinati alle iniziative di marketing per la valorizzazione del made in Italy e delle classi merceologiche di qualità superiore certificate dell'olio extravergine di oliva.

2 milioni di euro vanno invece al recupero varietale delle cultivar nazionali di olive da mensa in nuovi impianti olivicoli integralmente meccanizzabili.

La fetta più importante di risorse, 11,6 milioni di euro da qui alla fine del 2017, sono invece indirizzate al sostegno all'aggregazione e all'organizzazione economica degli operatori della filiera olivicola.  

"Con queste risorse e la concertazione delle regioni con i loro Psr - conclude Granieri - possiamo riaccendere il motore dell'economia dei territori. C'è un clima diverso nel Paese e dobbiamo cogliere l'opportunità dei vantaggi che giungono al settore. Si tratta delle prime risorse importanti per l'olivicoltura, che torna ad essere un asse strategico per il nostro made in Italy".