Nei sei mesi di Expo la mia partecipazione è stata assidua. Convegni, eventi, tavole rotonde, degustazioni, presentazioni mi hanno portato per ben 20 giorni a vivere in prima persona l’Esposizione universale. Ecco alcune mie considerazioni a ruota libera.
 
Italiano è bello
La prima cosa che mi sento di condividere è che ad Expo ho vissuto la bellezza di essere italiano. Bello perché nonostante tutto (anche i peggiori detrattori) noi ce la facciamo sempre.  E quando il 2 maggio ho fatto il mio primo ingresso in Expo mi sono reso conto che in pochi mesi era stato fatto un vero miracolo organizzativo.
Bello per l’architettura, il gusto, la funzionalità e l’armonia espressa in tutti i contesti di Expo.
Bello perché anche nei periodi di massima stanchezza, c’era sempre un sorriso nel volto di quanti stavano lavorando.
Bello perché abbiamo dimostrato di saper fare cose grandi.
 
Tutti uguali
Come ci ha raccontato Abraham Maslow nella sua teoria risalente al 1954, mangiare è uno dei bisogni primari per l'uomo e ad Expo ho respirato la piena consapevolezza di quanto mangiare sia l’atto che ci accomuna e avvicina universalmente.
Scoprire nuove culture, anche avventurandosi in degustazioni estreme, ha rafforzato in me la consapevolezza di quanto il mangiare crei comunità.
Tavolate con 50 persone di 40 diverse nazionalità… non sono facili da creare al di la di Expo.
 
C'è ma non si vede: l'agricoltore
Mi sono mancati i veri protagonisti: gli agricoltori.
Presenti solo sporadicamente e in contesti specifici, il visitatore ha ben compreso l’importanza del cibo che… “nutre il pianeta ed è energia per la vita” ma, secondo me, non ha ben capito l’importanza vera dell’agricoltore.
Come di consueto l’agricoltore c’è, si occupa di sfamarci e nutrirci, ma non appare. Esattamente come accade nella vita reale.
Gli alimenti? Li trovi al supermercato, all’iper, sulle piazze, nei negozi, nei mercatini. Ma l’agricoltore non c’è.
 
Made in Italy? Meglio “coltivato in Italia”!
Cibo, nutrimento, salute sono stati i temi cardinali dei tanti incontri ai quali ho partecipato. Incontri che mi hanno convinto sempre di più che non basta il made in Italy. Sarebbe molto meglio avere un nuovo marchio, indice di una nuova consapevolezza in chi produce e in chi acquista: il "Coltivato in Italia".
La tecnica colturale, la difesa sostenibile, la difesa integrata e biologica condotte in Italia permettono all’Italia di produrre alimenti con il minore contenuto di residui su tutto il pianete, cinque volte più sicuri della media europea e 26 volte in più rispetto a quelli di provenienza extracomunitaria. Ma questo il consumatore non lo sa, e non lo può sapere se non glielo dice nessuno.
 
I soliti noti
Così come ho notato la mancanza degli agricoltori, non ho potuto non notare la presenza importante di chi, lavorando nella filiera alimentare, ha marchi, penetrazione di mercato e finanza sufficiente a sostenere budget davvero "importanti" per comunicare il prodotto.
Così qualsiasi visitatore ha visto chiaramente i marchi dei soliti noti ma non ha avuto molte occasioni di scoprire le vere eccellenze agroalimentari italiane se non in incontri sparuti presso quella o l’altra associazione di categoria oppure con l’intermediazione (e i servizi di ristorazione) di chi vende prodotti agricoli italiani ma ne produce ben pochi.
 
Visite modello “parco giochi”
Per la stragrande maggioranza dei visitatori l’esperienza Expo è stata una visita ad un grande parco giochi. Specialmente da agosto in poi, in una giornata sola si riuscivano a visitare pochissimi padiglioni ed è restata il ricordo di una visita ad un immenso parco giochi, con tanto di spettacoli di luci, balli e un sacco di cose da mangiare (pagando, come in tutti i parchi giochi).
 
Expoi?
Ora cosa mi resta? Ho rafforzato alcune consapevolezze:
  • siamo i migliori produttori di alimenti al mondo;
  • abbiamo la più variegata produzione agricola del mondo;
  • abbiamo il consumatore che vuole sapere sempre di più su ciò che mangia;
  • ciò che mangiamo incide in modo importante sul nostro tenore di vita e sul nostro benessere;
  • esistono nuovi strumenti per permettere agli agricoltori di diventare i protagonisti dell’alimentare “Coltivato in Italia”.
Agricoltori italiani… se riuscirete a raccontare la storia, la cultura e la passione che ci sta dietro ai vostri prodotti, là fuori c’è il mondo intero che è pronto a dargli il giusto valore. Iniziate a raccontarvi di più.

E grazie Expo per aver confermato queste mie idee…