La Commissione europea intende aiutare l’economia della Repubblica tunisina per i danni al settore del turismo derivanti dall’attentato di  Sousse – avvenuto lo scorso 26 giugno e nel quale trovarono la morte 37 persone in due alberghi – e ha proposto al Parlamento europeo ed al Consiglio di concedere alla Tunisia di poter esportare temporaneamente verso l‘Unione, per gli anni 2016 e 2017, un ulteriore contingente tariffario senza dazio di olio d’oliva: ben 35mila tonnellate.
Un di più, visto che la Tunisia ad oggi già beneficia di un primo contingente tariffario senza dazio di olio di oliva - pari a 56.700 tonnellate - che viene importato dalla Ue.
 
Il contingente attualmente in vigore vale da solo il 43,6% dell’export tunisino di olio di oliva, mediamente attestato intorno alle 130mila tonnellate annue e che da Tunisi viene dato in forte aumento per la campagna che sta per iniziare.
In Tunisia la produzione media è di circa 200 mila tonnellate, ma quest'anno sarà vicina alle 260 mila, di cui 70mila assorbite dal mercato locale. Per il 2016, la disponibilità ad esportare potrebbe toccare le 190mila tonnellate di olio.
 
La proposta di regolamento della Commissione porta la data del 17 settembre; da quel momento è stato un fiorire di prese di posizione contro tale iniziativa. A cominciare da Confagricoltura, che è arrivata ad evocare il blocco dei porti se il provvedimento venisse approvato dal Parlamento di Strasburgo e dal Consiglio. E alla Commissione Agricoltura dell’Europarlamento, Nicola Caputo, deputato meridionale del PD, annuncia una dura battaglia contro la proposta della Commissione.
 
A prima vista sembra che l’Ue sia orientata ad autorizzare un ingresso ulteriore di olio di oliva nei confini europei, proprio mentre i suoi produttori, italiani in particolare, scontano la crisi del settore innescata dal cattivo raccolto dello scorso anno. La proposta di regolamento, invece, intende accordare un regime d'importazione preferenziale al prodotto proveniente dalla Tunisia, senza per questo incrementare le importazioni globali di olio, che provengono anche da altri Paesi extracomunitari. I contraccolpi sul mercato interno della Ue vi sarebbero comunque, a causa del diverso regime doganale adottato per l’olio tunisino “in più”.
 
AgroNotizie ha provato ad analizzare i tratti salienti della proposta di regolamento della Commissione, che, vale la pena ricordarlo, nasce nell’ambito della politica estera dell’Ue al cui vertice è l'italiana Federica Mogherini.
 
Nella relazione di presentazione del provvedimento, a margine delle considerazioni politiche sul danno subito dalla Tunisia con l’attentato di Sousse, si legge: "La Commissione europea propone, come misura commerciale autonoma, un contingente tariffario senza dazio, temporaneo e unilaterale di 35mila tonnellate all'anno per le esportazioni tunisine di olio d'oliva nell'Unione. Il contingente sarà disponibile per due anni, dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2017. Questo volume supplementare sarà aperto una volta esaurito il contingente tariffario senza dazio di 56.700 tonnellate iscritto nell'accordo (L’Accordo Euromediterranio di associazione, siglato nel 1995 ndr).”
 
Fin qui sembra proprio che vi sia solo un effetto somma. Poco più avanti, al capitolo dedicato all’incidenza sui conti dell’unione del provvedimento, si legge ancora: “Le misure potrebbero comportare un leggero aumento netto delle importazioni, in quanto la maggior parte dell'incremento del contingente sostituirà probabilmente l'attuale traffico di perfezionamento attivo (circa 50 000 tonnellate/anno sotto il regime di perfezionamento attivo), il che si tradurrà in una riduzione delle importazioni sotto questo regime. L'incidenza sul bilancio (riscossione del dazio) non può essere quantificata con precisione al momento, ma si presume irrilevante.
 
Cosa significa questo passaggio apparentemente controverso: la Commissione Ue stima che le 35mila tonnellate in più di olio di oliva importato dalla Tunisia, concesse direttamente in contingente tariffario senza dazio, non spiazzino i produttori europei, bensì si sostituiscano, almeno in buona parte, alle 50mila tonnellate di olio di oliva già importate dall’industria europea senza dazio da tutti i paesi extracomunitari, ma a condizione di riesportare il prodotto una volta imbottigliato fuori dai confini dell’Unione: questo il significato di perfezionamento attivo.
 
Apparentemente si tratta di un’operazione neutra, poiché sul lato delle importazioni effettivamente non dovrebbe esservi un aumento complessivo rilevante dell’olio di oliva che entra nei confini della Ue da paesi extracomunitari. Ma sul piano del mercato interno il provvedimento si pone come una vera e propria aggressione, ma non della Tunisia, bensì dell’industria: poiché gli imbottigliatori in quei due anni sarebbero liberi dal vincolo del perfezionamento attivo - ovvero riesportare il prodotto una volta imbottigliato fuori dai confini della Ue - e avrebbero la possibilità di utilizzare l’olio tunisino per incidere sul regime dei prezzi del mercato interno all’origine, prima degli oli di oliva e poi delle olive stesse.
 
Non a caso il provvedimento incontrerà una dura opposizione già alla Comagri del Parlamento Ue: "Mentre siamo al lavoro per approvare il regolamento sul “Made in” che ci consentirebbe la salvaguardia dei nostri prodotti di qualità, si tenta l’ennesima manovra che consentirebbe l’arrivo di 35mila tonnellate d’olio d’oliva tunisino nel mercato Ue. Agiremo con tutti i mezzi a nostra disposizione per bloccare la proposta legislativa della Commissione Europea”. Lo ha dichiarato Nicola Caputo, parlamentare europeo del Pd, stesso partito della Mogherini - eletto nella Circoscrizione dell’Italia Meridionale - e membro della Commissione Agricoltura al parlamento di Strasburgo.
 
“Da alcuni anni – spiega Caputo - il comparto olivicolo-oleario è preda di una grave crisi sia sul mercato interno che su quello internazionale che ha compromesso seriamente la sopravvivenza di numerose aziende. Questa proposta legislativa della Commissione Europea, che autorizza un accesso temporaneo supplementare dell'olio d'oliva tunisino nel mercato dell'Ue, comprometterebbe irrimediabilmente il mercato olivicolo italiano”.