La Grecia ha votato. Il “no” ha trionfato. Ed è un no all’Europa dell’austerity che non porta a nulla, per quanto in passato i governi di Atene abbiano truccato i conti e inghiottito, oggi, i soldi degli Stati europei. Fra questi, dopo Germania e Francia, anche 40 miliardi di euro prestati dall’Italia.

Il professor Dario Casati, georgofilo, economista agrario di lungo corso e già prorettore dell’Università di Milano, alla viglia del voto aveva raccomandato serenità, perché anche una bocciatura – come poi c’è stata – della proposta della Troika, automaticamente non significa uscita dall’euro né tantomeno dall’Unione europea.
In ogni caso, aveva spiegato proprio Casati, “se la Grecia dovesse tornare alla dracma rimarrebbero validi degli accordi di cambio, non potrà essere svalutata dalla Banca del Paese a proprio piacimento. Il vero problema, semmai, è psicologico per l’Unione europea e l’Eurozona”.

E infatti, il futuro di Atene è ancora tutto da scrivere, ma in questo lunedì con le banche chiuse e i bancomat con gli euro contingentati la parola chiave è “caos”. E si attende l’ennesimo round fra Jean-Claude Juncker, Mario Draghi, Angela Merkel, François Hollande e l’ex duo Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis, che questa mattina ha annunciato le dimissioni.

Una brava collega greca, che lavora nel giornalismo agricolo e chiede l’anonimato, ci parla delle possibili conseguenze del “Greferendum”.
Quello che già pesa è la mancanza di denaro sul mercato – afferma – e la scarsità di petrolio, che ha portato addirittura a non avere carburante per i trattori e le mietitrebbie. Il raccolto di grano è stato rinviato e il commercio congelato. La frutta ha problemi legati al mancato confezionamento e alla trasformazione in succhi di frutta, bottiglie e lattine, marmellate”.

Non voglio nemmeno pensare a cosa potrebbe succedere con un’eventuale Grexit – prosegue – ma lo scenario sarebbe ancora più terribile: niente pagamenti diretti per gli agricoltori, perché non potremmo più avere la Pac, assenza di commercio all’interno dell’Unione europea e, sicuramente, avremo anche problemi nel trading anche con i Paesi terzi”.
Persino gli agrofarmaci e fertilizzanti sono un problema enorme”, assicura.

Altro nodo particolarmente ingarbugliato è quello dei prezzi. “Già ora i produttori ottengono prezzi molto bassi per i loro prodotti sul mercato – racconta dalla Grecia -. Ad esempio il prezzo dei pomodori è di 0,30 euro al chilogrammo, le angurie sono a 0,20 al chilo. E ad essere più colpiti saranno sempre di più i produttori di frutta, in quanto non sono più prodotti alla portata dei consumatori, che per la grave crisi sono già orientati ad acquistare patate, farina, pane, pasta, legumi, legumi”.

Per non parlare degli effetti della sospensione delle transazioni finanziarie, che come conseguenza hanno avuto il blocco – parziale o totale – del commercio di frutta. “Il danno si è fatto sentire anche negli altri anelli della filiera – conclude -. Ma i produttori devono mantenere la calma e cercare di non vendere i loro prodotti a prezzi bassi”.