C’è circa il 50% di probabilità che la Grecia esca dall’euro. Questa la previsione di Standard & Poor’s, secondo cui gli effetti dell’eventuale “Grexit” saranno “gravi per la Grecia”, ma “contenuti” per l’Eurozona. Tutto dipenderà dall’esito del referendum di domenica prossima, in cui i greci saranno chiamati a votare se accettare o meno il piano di salvataggio internazionale. La parola d’ordine è incertezza, dunque. E nemmeno è certo che il referendum sia costituzionale.

Quali saranno gli effetti sull’agricoltura, nel caso in cui i greci abbandonassero la moneta unica per ritornare alla dracma? E se invece la Grecia si spingesse oltre, fino a deliberare l’uscita dall’Unione europea?
AgroNotizie lo ha chiesto al professor Dario Casati, economista agrario, già prorettore dell’Università di Milano.

Professor Casati, la Grecia è a un bivio. Che cosa prevede?
Guardi, partiamo da un presupposto: la Grecia, se anche dovesse uscire dall’euro, cosa che è tutta da vedere, rimane sempre nell’Unione europea. Non se ne va”.

Che cosa converrebbe fare al Paese?
Io credo che uscire dall’euro sia una fesseria. Viene propugnata da qualcuno anche in Italia, ma è un errore, così come è un’altra stupidaggine quella in base alla quale un’uscita dall’euro consentirebbe di svalutare una moneta a proprio piacimento. Se la Grecia dovesse tornare alla dracma rimarrebbero validi degli accordi di cambio, non potrà essere svalutata dalla Banca del Paese a proprio piacimento. Il vero problema, semmai, è psicologico per l’Unione europea e l’Eurozona”.

Le banche come reagirebbero?
La Bce e le altre banche hanno preparato da tempo l’eventualità di questo distacco e hanno calcolato possibili perdite di un po’ di denaro da una eventuale uscita dall’euro. Era inevitabile che questa volta l’Unione europea si sarebbe mostrata inflessibile”.

Quali conseguenze potrebbero esserci per l’agricoltura?
Direi nessuna. Se la Grecia dovesse scegliere il ritorno alla moneta nazionale, ma non ne sono così convinto, continuerebbero a percepire la Pac, che è regolata come la nostra e come quella degli altri Stati membri. Anche oggi nell’Ue a 28 Paesi, i contributi della Pac sono ripartiti fra Paesi che hanno adottato l’euro e altri che non sono in zona euro. Per cui nulla dovrebbe cambiare. Forse potrebbero costare di più i beni importati, per effetto di un eventuale il rapporto dracma-euro”.

Se invece la Grecia imboccasse la strada per uscire dall’Ue?
Sinceramente già l’uscita dall’euro la trovo un’ipotesi di pura fantasia. Non bisogna dimenticare che il trattato che ha istituito l’unione monetaria non prevede accordi per uscire dalla moneta europea. Non si sa nemmeno come fare, operativamente. L’uscita dall’Unione europea è estremamente complicata, servono atti formali che devono essere adottati dal governo o addirittura con procedure più complesse, con il successivo intervento del Parlamento europeo. Poi servirebbe l’adesione da parte di tutti gli Stati membri, ammesso che siano d’accordo”.

In quel caso cosa ne sarebbe della Pac?
Non la percepirebbero, perché la Politica agricola comune riguarda solo gli Stati membri. Potrebbero mantenere un trattato intermedio, ma se dopo un iter complesso e di una durata di almeno 18-24 mesi, la Grecia fuori dall’Ue sarebbe trattata come un paese terzo, quindi soggetta alle norme del Wto che regolano gli scambi commerciali in generale, compresi quelli inerenti all’agricoltura”.

Per il periodo 2014-2020, alla Grecia sono stati assegnati attraverso la Pac oltre 19,5 miliardi di euro, dei quali circa 15,4 miliardi come aiuti diretti.