Vola in Gran Bretagna l'offerta di qualità degli oli extra vergine di oliva italiani, con Toscana, Puglia, Umbria e Liguria in testa nella classifica per apprezzamento e appeal delle produzioni. Lo hanno affermato l'Agenzia Ice e l'Unaprol nel corso di un seminario sull'olio extra vergine di oliva a Londra, a margine di un'importante collaborazione fra i due enti, il cui apice è rappresentato dall'intesa operativa tra l'Unaprol stessa e il Ministero dello Sviluppo Economico per intensificare le operazioni di marketing e sensibilizzazione del consumatore.

Dal seminario si evince come il valore del mercato degli oli e grassi vegetali in Gran Bretagna sia stimato intorno ai 420 milioni di sterline. L'olio d'oliva è uno dei segmenti più importanti, con la maggiore crescita, ma l'asset principale è rappresentato dagli oli vegetali e di girasole, che rappresentano i due terzi del settore.

Le imprese olivicole italiane che vogliono fare business sul mercato inglese hanno una strada obbligata da perseguire – commenta Fortunato Celi Zullo, direttore dell'ufficio Ice di Londra – si deve coniugare la tradizione con l'innovazione, puntando esclusivamente sull'alta qualità, il rispetto per l'ambiente e il consumo etico. C'è infatti una certa fascia di consumatori con elevato potere d'acquisto che è disposta a riconoscere determinati prodotti un maggiore prezzo in cambio di una qualità superiore certificata e garantita”.

Per una bottiglia da un litro, si può partire da un prezzo dalle 3 alle 8/9 sterline nella grande distribuzione, ma si può arrivare fino a 30 sterline, se la bottiglia viene comprato in una boutique specializzata in enogastronomia. I punti di forza del made in Italy sono la diversità dei sapori, lo stile, il packaging, e l'origine.

I dati ci dicono che nel Regno Unito il consumo di olio extra vergine di oliva è in aumento – commenta David Granieri, presidente di Unaprol – questo significa che le abitudini alimentari dei consumatori britannici stanno cambiando e si stanno orientando verso prodotti di qualità elevata, come quelli prodotti e offerti dalle filiere tracciate di Unaprol”.

Nel Regno Unito – conclude Granieri – l'uso del prodotto varia fortemente a seconda delle Regioni. Londra e il Sud sono le due aree dove si concentrano la maggior parte dei consumi, mentre in Scozia e Galles la domanda è di gran lunga inferiore. Toscana, Puglia, Umbria e Liguria sono le Regioni che esportano di più in Gran Bretagna; è un segnale che dimostra la maturità del mercato britannico e va sostenuto con azioni di incoming nel nostro Paese”.