Oltre 1900 ettari iscritti alla denominazione, circa 3 milioni le bottiglie prodotte di Castel del Monte tra Doc e Docg, unica realtà consortile del Mezzogiorno chiamata a partecipare ad un progetto decennale sulla tracciabilità.

Questi i numeri del Consorzio di tutela che ha nel vitigno Nero di Troia il nerbo delle attività delle sue 16 aziende: per importanza è il terzo vitigno autoctono pugliese a bacca nera dopo il Negroamaro ed il Primitivo.

E proprio il Nero di Troia si candida a diventare il primo distretto sostenibile del Sud Italia, grazie alla presenza del parco rurale dell'Alta Murgia, per far sì che questa zona vinicola tra le province di Bari e Barletta-Andria-Trani ''diventi un cru produttivo''. E' l'obiettivo annunciato dal presidente del Consorzio di tutela vini Doc Castel del Monte Francesco Liantonio in un recente convegno a Corato sul ''regale vino di Puglia'', che dal 1988 nel logo riproduce la pianta del castello federiciano di Castel del Monte, simbolo Unesco e monumento con storia millenaria.

L’Alta Murgia è il più grande parco rurale d’Italia, incastonato nell’altopiano carsico della Murgia, ha una forma rettangolare che domina la parte centrale della Puglia innalzandosi subito a sud del fiume Ofanto, confine della Daunia, e declinando 200 km più a sud nella soglia messapica, confine naturale con il Salento.

Selvaggio, ricco di doline, conche e sentieri suggestivi, questo habitat è un susseguirsi di formazioni rocciose e fitti boschi.  La sua sezione più a nord - denominata Alta Murgia, presenta un paesaggio particolarmente aspro e solitario, dall’aspetto quasi lunare, privo di centri urbani e caratterizzato da estati assolate e inverni rigidi, in cui formazioni rocciose erose si alternano a lande desolate doline e conche, le caratteristiche lame. Qui il lavoro dell’uomo ha “inventato” la terra, bonificandola dalle pietre, utilizzate nella costruzione di trulli, masserie e muri a secco.

Nel confronto, esperti enologi e di marketing hanno concordato nel definire il ''2015 l'anno del Nero di Troia'' perché, grazie alla speziatura di sottobosco oggi di tendenza, si presta ad una facile beva e dunque al mercato dei giovani, ma è al contempo predisposto all'invecchiamento, grazie all'evoluzione del vitigno capace di longevità, e quindi per palati importanti.

''Oggi c'è certezza dei dati - ha sottolineato Liantonio - e il bellissimo rapporto consolidatosi tra vitigno, territorio e vino ne fanno di fatto un cru. L'età media dei viticoltori è 40 anni, e questo significa che è avvenuto il ricambio generazionale e c'è spazio per i giovani. Per essere pronti a ricevere wine lover occorre tuttavia strutturarsi - è l'appello del presidente del Consorzio alle istituzioni ed alle 16 aziende del territorio - senza pensare di essere arrivati. Dobbiamo continuare ad avere le scarpe sporche di terra e mai dimenticare di essere ambasciatori di un territorio predisposto allo sviluppo sostenibile''.