"Nonostante un’annata non felicissima dal punto di vista climatico e aggravata dall'embargo russo, abbiamo chiuso con un risultato importante".

E' questo il commento del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina al nuovo record stabilito dall'export dell'agroalimentare italiano, che ha toccato quota 34,3 miliardi di euro nel 2014, come certifica l'Istat: un dato che eclissa di fatto anche gli ottimi 33,6 miliardi raggiunti nel 2013.

"Dal 2004, grazie allo straordinario lavoro di promozione del made in Italy fatto dalle nostre imprese, registriamo una crescita del 70% - ha detto Martina - 
Il nostro obiettivo è raggiungere quota 50 miliardi nel 2020 e 36 miliardi nel 2015, sfruttando il cambio euro dollaro più favorevole e l’abbassamento dei costi dell’energia".
In particolare, il ministro ha sottolineato i "margini di crescita importanti", sui quali il Mipaaf sta lavorando con il ministero dello Sviluppo Economico e con le imprese. Parola d'ordine: internazionalizzazione, con un focus specifico sui prodotti agroalimentari.
"Penso alle opportunità di sviluppare piattaforme logistico distributive all’estero e ad un programma di promozione che concentri le risorse su alcuni obiettivi chiave - ha detto Martina - In questo contesto non possiamo dimenticare la grande opportunità che Expo Milano 2015 rappresenta per tutte le nostre filiere e i territori”.

L'internazionalizzazione delle imprese è la via maestra per consolidare i risultati ottenuti ed espandersi maggiormente, perché grandi sono ancora i margini di miglioramento – ha commentato il presidente di Copagri, Franco Verrascina - Basti pensare ai 60 miliardi sottratti dall'italian sounding, che rappresenta uno dei maggiori problemi da rimuovere, anche cominciando a stabilire ferrei vincoli in sede di Wto".

Verrascina ha fornito la sua "ricetta" per accrescere ulteriormente il successo del made in Italy all'estero: " Occorre rinnovare i nostri canali di comunicazione e sviluppare veicoli distributivi nazionali. Bisogna comunicare la territorialità dell'agroalimentare made in Italy, delle imprese e dei prodotti. Bisogna comunicare cultura made in Italy. Parallelamente  serve una politica fiscale ed economica da cui derivi un concreto innalzamento del potere d'acquisto reale dei cittadini per favorire il rilancio della domanda interna. Integrare il perseguimento di questo obiettivo con l'export significa creare una "macchina economica" formidabile per la crescita economica e sociale del Paese”. 

Secondo un'analisi della Coldiretti, a spingere le esportazioni è stata la caduta del tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro, con effetti sopratutto per il mercato Usa dove le spedizioni di vino italiano hanno superato abbondantemente 1,1 miliardi di euro nel 2014. I due terzi del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione Europea, ma il made in Italy va forte anche nelle Americhe e nei mercati emergenti come quelli asiatici. Il prodotto made in Italy più esportato è il vino, insieme a ortofrutta, pastaolio di oliva

"L’Italia si presenta all’appuntamento dell’Expo con un ottimo biglietto da visita" ha concluso la Coldiretti.