Non è ancora giunto il momento in cui i nostri campi possano essere curati da tanti robotini che svolazzano, operosi come api, facendo tutto il necessario per portare sulla nostra tavola i frutti della terra. Non è giunto, ma forse non è neanche troppo lontano, almeno stando a quanto visto e detto recentemente a Roma durante il convegno “Droni in agricoltura. Nuove soluzioni tecnologiche per monitoraggio e interventi di precisione nelle coltivazioni”, in cui il concetto di “innovazione tecnologica” in agricoltura si è arricchita di una soluzione fino a poco tempo orsono conosciuta solo per i suoi usi bellici: i droni.

Gli usi agricoli per gli Apr (Aeromobili a pilotaggio remoto), comunemente detti ‘droni’, sono svariati, dal monitoraggio delle coltivazioni agli interventi di precisione su particolari aree o addirittura su singole piante, e il loro successo sarà quasi certamente legato a costi e tempi operativi incomparabilmente più bassi rispetto a quelli delle macchine tradizionali. Il loro utilizzo nel settore primario, peraltro, non è una novità assoluta, considerando che in Giappone già oggi sono all’opera 200 apparecchi per le attività di “spraying” sulle risaie.

Se c’è un settore in cui i droni stanno passando rapidamente dalla fase di sviluppo tecnologico a quelle applicativa e commerciale è proprio il ‘precision farming’, la cosiddetta agricoltura di precisione”, ha dichiarato il presidente di Roma Drone Conference, Luciano Castro.
Questo specifico settore, infatti, si sta rivelando di grande interesse in Italia, sia per l’importanza del comparto agricolo nell’economia del nostro Paese, sia anche per la relativa semplicità dell’utilizzo dei droni in aree agricole considerate ‘non critiche’ perché disabitate e prive di infrastrutture”.

L’impiego massiccio dei droni potrebbe rappresentare per il settore primario una vera e propria rivoluzione che non investirà solo gli aspetti produttivi, ma anche quelli amministrativi e strutturali, introducendo sul palcoscenico dell’agricoltura anche elementi ad esso del tutto nuovi, quali l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) e l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) e costringendone altri, come ad esempio le società assicurative, ad adeguarsi ‘al volo’.

La conferenza è stata anche l’occasione per presentare Agrodron, il primo drone-contadino ideato in Italia da due aziende specializzate: la Italdron di Ravenna, che ha fornito il drone, e la Adron Technology di Udine, che ha realizzato il carico utile per le applicazioni in agricoltura. Agrodron può essere utilizzato nella lotta biologica ai parassiti, ad esempio per spargere sui campi di mais delle piccole capsule di cellulosa contenenti le uova di Trichogramma Brassicae, antagonista della piralide del mais.

Il sistema Agrodron utilizza una piattaforma derivata dal quadricottero di Italdron Highone HSE, un drone radiocomandato dotato anche di autopilota e gps, con un peso massimo al decollo di circa 5,5 kg e un’autonomia di oltre 18 minuti di volo per ogni pacco di batterie. Questo drone trasporta un kit-spargitore, cioè uno speciale contenitore progettato da Adron Technology capace di scaricare automaticamente in volo le già citate capsule o altri prodotti per l’agricoltura. In alternativa, il drone può portare attrezzature di rilevamento, in grado di offrire mappature e monitoraggi di assoluta precisione.
Stando ai costruttori, l’utilizzo di Agrodron consentirà di sostituire l’uso dei trattori per diversi trattamenti, riducendo a zero il danno alle colture e l’impatto ambientale, oltre ad aumentare sensibilmente la velocità e la precisione di applicazione. Di certo non ci si dovrà più preoccupare per i danni da compressione e calpestamento del suolo.

Più economici, più veloci, più precisi. A prima vista, l’applicazione dei droni in agricoltura sembra uscita da un pozzo dei desideri. Sarà il tempo e l’esperienza a dirci quanto questo pozzo sia profondo e, soprattutto, se può essere pericoloso.