Le impennate di superfici che si osservavano nei primi anni, ovviamente, si sono nel tempo ammorbidite, seppur la crescita continui a progredire spedita. Sono però i nuovi fronti del biotech a destare particolari interesse e curiosità, anche e soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici, sociali e agro-alimentari cui il Pianeta sta andando incontro. A testimoniarlo l’Isaaa, acronimo di International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications, realtà fondata non a caso dal Premio Nobel per la pace, Norman Borlaug, il padre della Rivoluzione Verde.
 
Secondo l'ultimo rapporto pubblicato dall'Isaaa, anche nel 2014 la superficie globale coltivata a biotech sarebbe cresciuta. Un incremento che è il 19° consecutivo dal primo anno di commercializzazione.
Il report, peraltro, sintetizza e accorpa dati che comunque nel corso dell’anno passato erano ben noti, ovvero che sono 18 i milioni di agricoltori che coltivano ogm, sono distribuiti in 28 differenti Paesi e hanno seminato più di 181 milioni di ettari. Una crescita quindi di circa sei milioni di ettari rispetto al 2013, anno in cui i Paesi pro-biotech erano anche uno in meno, ovvero 27.
La nota più colorata del report riguarda il Bangladesh, il quale ha approvato la coltivazione delle melanzane Bt resistenti agli insetti e nel giro di solo 100 giorni, per giunta. Forse perché nel Paese asiatico hanno dato retta, più che a fisime ideologiche, ai 14 mila studi che dimostrano l'innocuità ambientale e sanitaria degli ogm. Soprattutto i piccoli orticoltori locali, a dispetto di quanto si continua a temere, hanno accolto positivamente la nuova coltura, anche perché permette loro di coltivare melanzane con successo anche a fronte di infestazioni di lepidotteri decisamente alte, risparmiando per giunta insetticidi.

Negli opulenti Stati Uniti, invece, è stata approvata “Innata”, un tipo di patata che durante la frittura produce ridotti livelli di acrilamide, sostanza potenzialmente cancerogena per l'Uomo.
A riprova che il biotech può dare risposte puntuali a esigenze precise: coltivare ortaggi - e quindi sfamarsi - in un piccolo Paese povero, oppure godersi appieno un cibo voluttuario e “porcelloso” come le patatine fritte, tanto care sia negli States, sia in Europa.
 
Anche sul fronte della zootecnia il 2014 ha portato delle novità, ovvero un nuovo tipo di erba medica, in sigla “KK179”, che contiene fino al 22% in meno di lignina. La nuova medica gm innalza quindi la digeribilità della leguminosa foraggera, aumentando di conseguenza la produttività delle lattifere.
Per gli allevatori che producono latte finalizzato alla realizzazione di Parmigiano Reggiano, per esempio, sarebbe una manna. Forse in un'altra dimensione, sia chiaro, cioè una dove le nuove opportunità vengono colte al volo anziché essere rimandate con insensato sdegno al mittente. Salvo poi lamentarsi, ovviamente, per la crisi dei redditi agricoli e del preoccupante rapporto “Debito/Pil” nazionale.
 
A cavallo fra zootecnia e uso umano si pongono invece i nuovi ibridi gm di mais resistenti alla siccità. A dispetto infatti di chi proprio non vuole vedere l’avanzata di queste nuove biotecnologie, diverse dalle ben più note incentrate su erbicidi e insetti, gli ettari coltivati con questi nuovi ibridi è infatti salito in un solo anno da 50 mila a 275 mila ettari. E questo solo negli Stati Uniti.
 
 

Non solo produzioni

 
Oltre alla conferma della crescita delle colture gm, sia dal punto di vista degli ettarati, sia delle varietà autorizzate, una meta-analisi globale dimostrerebbe anche altri benefici che si possono trarre dall’adozione delle biotecnologie agrarie. Analizzando 147 pubblicazioni a livello mondiale, negli ultimi 20 anni, cioè dal 1995 al 2014, gli ogm avrebbero ridotto del 37% l'uso complessivo di agrofarmaci, aumentando i raccolti del 22%. Molto più sonoro il risultato per gli agricoltori, i quali avrebbero visto salire il proprio reddito del 68%. Ciò vale soprattutto nei Paesi in cui gli ogm hanno letteralmente rivoluzionato le tecniche agronomiche locali.
 
Forse in Italia tali opportunità non verranno mai colte, causa anche la recente decisione europea che ha sancito la libertà per ogni Stato dell’Unione di autorizzare o di proibire gli ogm.
Ciò comporterà ovviamente un ulteriore disassamento del Bel Paese rispetto alle agricolture del resto del Mondo, rendendolo sempre più dipendente dall’Estero per gli approvvigionamenti di materie prime.  Materie prime ovviamente in buona parte ogm. Un flusso che con i nuovi accordi commerciali, in via di discussione fra UE e USA noti come Tipp, non potrà che aumentare.
Perché quando delle paure banalmente ipotetiche prevalgono sui numeri reali, le conseguenze non possono essere che queste.