"E' un momento drammatico, l'anno prossimo le nostre aziende rischiano di chiudere e di lasciare a casa centinaia di lavoratori". E' il grido d'allarme lanciato dai tabacchicoltori veneti di Confagricoltura, riuniti il 24 ottobre a Verona per fare il punto sulla situazione del settore alla presenza del presidente nazionale Mario Guidi e del presidente provinciale Paolo Ferrarese.

Da Padova a Vicenza, da Verona a Rovigo i coltivatori hanno espresso forti preoccupazioni per il ridimensionamento dei contributi, ricordando che gli aiuti accoppiati sono spariti dalla programmazione europea e la Pac disaccoppiata è stata taglieggiata. Scarsa, hanno lamentato, anche l'attenzione della Regione, nonostante il Veneto sia uno dei territori più importanti in Italia nel settore con 6.500 ettari coltivati, di cui circa 3000 nel Veronese. Tanta disattenzione causa il cosiddetto turismo del tabacco, che induce molti coltivatori a migrare in Umbria, regione più attenta nel sostenere la ristrutturazione e la riconversione delle aziende: "I fondi del Psr veneto non sono pochi – chiariscono i coltivatori di Confagricoltura -, ma al tabacco sono riservate le briciole".

Il contesto di incertezza è aggravato da una agguerrita concorrenza straniera, con la sovrapproduzione di Messico e Brasile e i costi ridotti all'osso di Bulgaria e Romania. Completano il quadro le multinazionali, che fanno il bello e cattivo tempo sul mercato stabilendo (sempre al ribasso) i costi di produzione. Mediamente, hanno riferito i produttori, il prezzo pagato per un chilo di tabacco è di 2,80 euro. Un prezzo in perdita, tanto che molti stanno pensando di riconvertire l'azienda: "Le imprese stanno per essere spazzate via da uno tsunami – avverte Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona -. L'anno prossimo se continua così le aziende saranno finite e centinaia di lavoratori resteranno a casa. Se la politica non ci dà una mano le multinazionali lasceranno in brache di tela i tabacchicoltori".

Giovanni Mercati, presidente della Cooperativa tabacchi Verona, ha ricordato che negli ultimi anni la produzione del Veneto è passata da 25 mila tonnellate annue a 15 mila: "Il calo dei quantitativi, che ha caratterizzato la nostra regione negli ultimi quattro anni, rischia di compromettere la tenuta di una produzione che è riconosciuta a livello mondiale come produzione di prima qualità – ha chiarito -. Serve che i tabacchicoltori veneti siano uniti e che possano godere dell'appoggio anche della Regione, affinché evidenzi al livello politico centrale l'importanza di questo settore per il nostro territorio".

Per il presidente nazionale Mario Guidi è fondamentale che, in mancanza degli aiuti accoppiati, la filiera diventi più competitiva a cominciare dalle aziende: "La situazione è difficile, ma vedo margini per il futuro del tabacco veneto all'interno di una strategia che consenta di mantenere la coltivazione del tabacco e la sua trasformazione su scala nazionale. E' l'unica strada che ci può consentire di avere un maggiore potere contrattuale nei confronti degli acquirenti". E ha promesso a breve un incontro con la Regione: "Chiederò all'assessore all'agricoltura Franco Manzato i motivi della distanza tra Veneto e Umbria nel trattamento dei tabacchicoltori".