Esistono soluzioni per sconfiggere fame, malnutrizione e insicurezza alimentare grazie ad un'agricoltura sostenibile, dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Per far questo è necessario attuare meccanismi che facilitino l'accesso alla terra, all'acqua e a tutte le risorse naturali, oltre ad incentivare attività che rendano il lavoro in agricoltura più attraente per i giovani. È quanto è emerso dal seminario internazionale "Dal seme al cibo: cooperazione, agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare", svoltosi sabato 18 ottobre al Ciheam di Bari e organizzato in partnership con la Direzione generale della cooperazione allo sviluppo (Dgcs) e della Cooperazione internazionale del ministero degli Affari esteri, l’Alleanza delle cooperative italiane e il Ciheam di Bari. L’agricoltura deve essere sostenibile sia da un punto di vista ambientale, sia economico e sociale. Ciò è possibile se si attuano meccanismi adeguati che facilitino l’accesso alla terra, all’acqua e a tutte le risorse naturali e si incentivino attività che rendano l’impiego in agricoltura più attraente per i giovani.

Il seminario è stato aperto dal segretario generale del Ciheam, Cosimo Lacirignola che ha detto: "Lo sviluppo delle conoscenze deve avvenire su basi partecipative partendo dal presupposto che le istituzioni dedite alla ricerca, formazione e divulgazione in agricoltura sono co-produttrici di conoscenza con molti altri stakeholder in un processo di apprendimento e negoziato congiunto. Questo approccio dovrebbe portare all’identificazione di soluzioni concrete e alla diffusione dei risultati della ricerca che rispondono ai bisogni della società, riducendo lo spreco delle conoscenze e incoraggiando la combinazione di approcci olistici con realtà locali, così come avviato dalla recente iniziativa Feeding Knowledge promossa da Expo Milano 2015 e attuata dal Ciheam e dal Politecnico di Milano".
Numerosi sono stati gli inviti a promuovere interventi a favore delle nuove generazioni e del trasferimento delle conoscenze, elemento chiave per l’innovazione in agricoltura.

Ren Wang, vice direttore generale del Dipartimento Fao per l’Agricoltura e protezione dei consumatori ha affermato: "Nel 2050 la popolazione globale toccherà i 9 miliardi di abitanti, perciò ci sarà bisogno del 60% di produzione di cibo in più. Nel mondo ogni anno la domanda di cibo cresce di oltre il 4,5%, mentre l'offerta aumenta solo del 2%. Solo con lo sviluppo della ricerca, dell’innovazione e l’implementazione delle attività agricole tale situazione potrebbe essere arginata"Giampaolo Cantini, direttore generale Dgcs del ministero degli Affari esteri e Cooperazione internazionale, ha posto l’accento sul ruolo che deve essere svolto dai sistemi di cooperative europei e italiani che, negli ultimi anni, hanno attuato più di 150 progetti nell’ambito dell’agricoltura e del finanziamento alle cooperative. "Si tratta di progetti importanti - ha spiegato Cantini - che contribuiscono a migliorare l’accesso ai mercati e ai servizi finanziari di base nelle aree rurali in molte regioni del mondo. È necessario promuovere un’alleanza strategica tra stakeholder, centri di ricerca, imprese cooperative, governi, Ong e donatori internazionali per elaborare una strategia coordinata che promuova e sviluppi azioni verso la food security e nutrition nel Mediterrano e nei Paesi limitrofi; sviluppare sinergie tra le potenzialità esistenti nei Paesi per realizzare un ecosistema in grado di fornire risposte funzionali ai bisogni degli stakeholders, valorizzando il know how esistente; animare un sistema di condivisione di conoscenze, al quale concorrono ed accedano tutti gli attori territoriali, basato sulle tecnologie della rete per garantirne sostenibilità e durabilità".

La cooperazione dà valore al prodotto e come agli uomini che lo producono - ha dichiarato Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari -, è un modello nato per favorire l'accesso a mercati per persone e singoli produttori che da soli non avevano, e non avrebbero ancora oggi, molte opportunità di accedervi. In Italia come nei Paesi in via di sviluppo, il modello cooperativo resta l'unico in grado di dare dignità ai piccoli e a renderli protagonisti del proprio sviluppo”. “A differenza delle azioni di landgrabbing in cui vengono delocalizzate le produzioni per massimizzare i profitti, facendo ricorso alla forza lavoro proveniente dai Paesi d'origine - ha argomentato Mercuri - le cooperative, nei Paesi in via di sviluppo, contribuiscono alla crescita della comunità in cui si radicano perché pongono gli stessi soci a lavorare e ad investire sul loro territorio e sul loro futuro”.

"Il modello cooperativo, producendo partecipazione alla vita dell'impresa - ha proseguito Mercuri - ha il grande vantaggio di generare coesione sociale intorno alla comunità in cui opera e di restituire dignità all'agricoltore che coltiva la terra e al suo lavoro". Mercuri ha portato l'esempio dei piccolissimi produttori del Trentino: "La cooperazione è riuscita a dare dignità anche al piu piccolo produttore di mele e al suo mezzo ettaro, facendolo sentire parte di una famiglia e di una comunità che in poco tempo è diventata un'eccellenza del made in Italy". Il presidente ha poi sottolineato la necessità di "tutelare il bene terra, perché è dalla terra che nasce il seme e quindi il cibo che servirà a soddisfare il fabbisogno alimentare di una popolazione mondiale destinata a crescere". Allo stesso tempo occorre che l'agricoltura familiare "vada difesa e valorizzata attraverso lo strumento della cooperazione".