Gli effetti della crisi colpiscono anche in tavola: cibi scaduti, scorte come in guerra, incremento degli aiuti alimentari, consumi ritornati indietro ai livelli del 1981. Senza dimenticare il ricorso a una cucina povera, in molti casi. Ma anche qualche comportamento virtuoso sembra essersi innescato: meno spreco alimentare, una lista dettagliata per fare la spesa senza dimenticare l’essenziale e per non cedere al superfluo e i pasti, più di prima, consumati insieme.

Sono alcune delle indicazioni emerse oggi dal rapporto Coldiretti/Censis sul tema “Gli effetti della crisi: spendo meno, mangio meglio”, illustrata dal presidente del Censis Giuseppe De Rita e dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione, organizzato a Cernobbio da Coldiretti in collaborazione con lo Studio Ambrosetti.

I dati non sono certo confortanti, nel loro complesso, e tratteggiano i riflessi della crisi sulle tavole e sui consumi alimentari. Il rapporto evidenzia così che sono più che raddoppiati (+130%) gli italiani che non riescono a portare in tavola i cibi necessari per garantirsi una buona salute. Dal 2008, anno di inizio della crisi, oggi ci sono 11 milioni di persone che, pur volendolo, non possono permettersi un pasto proteico adeguato almeno ogni due giorni. 
Inoltre, ancora più grave, l’aspetto più drammatico riguarda gli oltre 4 milioni di poveri che nel 2013 in Italia hanno chiesto aiuto per mangiare.
Tra questi, secondo Coldiretti, si contano ben 428.587 bambini al di sotto dei 5 anni e 578.583 ultra 65enni che sono dovuti ricorrere ad aiuti alimentari. La crisi c’è, ma si preferisce nasconderla. A se stessi e soprattutto agli altri. La maggioranza di chi ha bisogno di un pasto, infatti, non si rivolge ai servizi mensa (dove comunque vanno 303.485 persone) ma sceglie la via dei pacchi alimentari, per dare meno nell’occhio. Nel 2013 ne hanno beneficiato ben 3.764.765 persone.

Abbiamo di fronte una fotografia drammatica che rappresenta la punta di un iceberg delle difficoltà che incontrano molte famiglie italiane nel momento di fare la spesa. È necessario rompere questa spirale negativa aumentando il reddito disponibile soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione", ha dichiarato Moncalvo, evidenziando “la necessità di sostenere la ripresa dei consumi, che sono tornati indietro di oltre 30 anni sui livelli minimi del 1981”.

Il trend è ancora oggi preoccupantemente ribassista. Gli acquisti alimentari nel 2014 sono ulteriormente scesi dell'uno per cento rispetto al 2013, con picchi per alimenti come le uova (-3,8%) che tradizionalmente sostituiscono la carne nei momenti di difficoltà economica e l'ortofrutta i cui consumi sono scesi al di sotto della quantità raccomandata dal Consiglio dell'Organizzazione mondiale della Sanità.

Capita inoltre che si compri eccessivamente quando ci sono le offerte e così in casa si accumula cibo, che comunque si mangia anche dopo la scadenza. Quasi un italiano su tre accumula nelle dispense riserve alimentari come non avveniva dai tempi di guerra, per un totale di 8,3 milioni di famiglie che fanno regolarmente scorta di prodotti in offerta con le promozioni, ai quali si aggiungono 14,3 milioni che lo fanno di tanto in tanto. 
Ma più di otto italiani su dieci (81%) non buttano i prodotti scaduti, con una percentuale che è aumentata del 18% dall'inizio del 2014, secondo le elaborazioni Coldiretti sulla base del rapporto 2014 di Waste watcher knowledge for Expo. 

Si assiste a un ritorno al passato, con strategie di risparmio a prova di nonna. Così, la metà degli italiani (49,8%) ammette di fare sempre la lista scritta della spesa. A questi si aggiunge un 34,5% che la fa solo qualche volta per non essere travolto dagli acquisti di impulso.
Cresce il food sul web assieme a 8,1 milioni di italiani, di cui quasi 2,4 milioni tra i 18-34enni, che dichiara di acquistare cibo su siti internet dove è più facile fare il confronto dei prezzi.

"La pressione della crisi economica spinge gli italiani a ponderare meglio la propria spesa e la scelta di non sprecare il cibo è senza dubbio positiva, perché fa bene all'economia e all'ambiente", ha dichiarato il presidente della Coldiretti Moncalvo nel sottolineare che si tratta di "un passo in avanti per un modello di consumo e di produzione più sostenibile che va nella direzione giusta per tutti".