Il semestre italiano di presidenza dell’Ue “scialbo e privo di autorevolezza”; un impatto negativo dell’embargo russo sul Pil del Veneto quantificato in 591 milioni di dollari. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, scende in campo per difendere il sistema produttivo veneto dagli effetti dell’embargo russo.
E lo fa col pieno mandato della giunta regionale di Palazzo Balbi di “attivare ogni utile azione politico diplomatica per superare le cause e lo stato di sanzioni e di embargo che si è venuto a determinare tra l’Ue e la Federazione Russa”.

AgroNotizie ha intervistato l’ex ministro delle Politiche agricole.

Presidente Zaia, nel settore agroalimentare quali sono i numeri dell'export delle aziende venete verso la Russia?
Nel 2013 l'export del Veneto verso la Russia è stato pari a oltre 1 miliardo e 835 milioni di euro, tra prodotti alimentari di qualità, ortofrutta, manifattura, macchinari, telecomunicazioni, mobili, calzature, pelletterie e settore moda, registrando + 9,3% rispetto al 2012 e, nel dettaglio, +19,6% nei prodotti alimentari e + 13,2% nel settore della moda. Le province più attive nell'export con Mosca sono Vicenza, Treviso, Padova e Verona”.

A quanto ammontano i danni (diretti e indiretti) dell'embargo russo in Veneto per ortofrutta e lattiero caseario? L’Unione europea sta facendo abbastanza? E l’Italia, che fino a dicembre ha la presidenza del Consiglio europeo, ha tutelato a sufficienza gli agricoltori?
“L’impatto dell’embargo sul Pil Veneto viene quantificato con dati certi sui 591 milioni di dollari. Il settore più colpito è quello dell'ortofrutta e dell’agroalimentare, con 220 milioni di export dal Veneto verso la Federazione russa (valori 2013); segue il settore della meccanica e della tecnologica (circa 100 milioni) e poi quello della concia e dei pellami semilavorati, il cui valore sfiora i 60 milioni.
Ulteriori preoccupazioni potrebbero aggiungersi per i settori della moda, dell’automobile e dei vini ed alcoolici se il governo russo deciderà di inasprire le restrizioni commerciali.
Un embargo troppo lungo rischia di interrompere le relazioni commerciali sin qui costruite e di consentire ad altri competitors di sostituirsi alle nostre imprese venete e agli operatori economici e commerciali che fanno da tramite.
Il semestre italiano di presidenza europea? Non se n’è accorto nessuno che c’è... Mi pare, dicendo questo, di aver dato l’idea di come penso che il Governo italiano stia affrontando la ribalta dell’Europa. Da ex ministro ho memoria di aver vissuto semestri europei di altissimo spessore: quello della Slovenia, che ha una popolazione pari a quella del Veneto, quello francese e quello spagnolo. Chi ha la presidenza di solito governa l’Europa, sia in tutti i consigli dei ministri che in politica. Noi, invece, siamo assenti, pensando proprio all’embargo russo ma anche a come è gestita la partita dei profughi sul territorio italiano. Direi quindi che peggio di così non poteva andare e questo vale anche per quanto riguarda la tutela degli agricoltori”.


Quali azioni metterete in campo per contrastare gli effetti dell’embargo? La proposta del Veneto può essere adottata da altre Regioni ed eventualmente dal governo italiano?
“La Giunta regionale del Veneto ha adottato un provvedimento che ha come obiettivo di superare i gravissimi problemi creati all’economia veneta dalla messa al bando della Russia di prodotti agroalimentari, tessili, dell’abbigliamento e della meccanica provenienti dai Paesi dell’Ue, compresa l’Italia, che stanno applicando le sanzioni nei confronti della stessa Russia come reazione al conflitto in Ucraina.
Nel provvedimento anzitutto mi viene dato pieno mandato di attivare ogni utile azione politico diplomatica per superare le cause e lo stato di sanzioni e di embargo che si è venuto a determinare tra l’Ue e la Federazione Russa; in secondo luogo, incarichiamo l’Avvocatura regionale di esplorare ogni utile percorso finalizzato alla presentazione di un possibile ricorso, sia in sede europea che nazionale, per rimuovere il regime delle sanzioni applicato dall’Ue; terzo, cercheremo di individuare azioni a sostegno dei produttori e delle imprese colpite dall'embargo russo.
Io penso che se altre Regioni vorranno percorrere questa strada forse potremo far breccia anche nel governo.
Peraltro, anche il Consiglio regionale del Veneto si era espresso in merito, approvando il mese scorso una Risoluzione che impegnava la Giunta e il Presidente ad attivare ogni utile azione politico-diplomatica che potesse contribuire a superare le cause che hanno determinato l’applicazione delle sanzioni da parte dell’Ue e il conseguente embargo russo. Noi rispettiamo i ruoli. È fuori discussione che la politica estera la deve fare il Governo, ma abbiamo anche l’obbligo di difendere i veneti, tessendo relazioni e cercando di parlare con chi rappresenta una comunità con cui abbiamo rapporti consolidati”
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In quanto tempo prevedete di ritornare ai livelli di export pre-crisi?
“Faremo di tutto per uscire il più presto possibile dall’embargo che per noi è una tragedia e che ci costa perdite enormi in quanto la Russia è per il Veneto un mercato d’elezione, che crea ricchezza e lavoro. Al momento non è possibile dire se e quando riusciremo a ritornare sui livelli pre-crisi. Certo è che questa tragedia per il nostro sistema produttivo si poteva tranquillamente evitare, ma è prevalsa purtroppo la sindrome del chihuahua, quella di chi è piccolo piccolo e abbaia tanto, ma il primo cane vero che passa se lo sbrana.
Noi mettiamo in discussione una scelta che non condividiamo in nessun modo. Il contenuto essenziale di questa nostra azione è quello di far sì che le merci del Veneto tornino a raggiungere quanto prima un mercato indispensabile per il nostro sistema produttivo come quello russo”.


Lattiero caseario. Nel 2009, da ministro dell’Agricoltura, operò un piano di ritiro di 200.000 forme di Grana Padano e Parmigiano-Reggiano, con la formule degli aiuti agli indigenti. Oggi il comparto vive la stessa crisi e l'assessore all’Agricoltura della Lombardia Gianni Fava ha dichiarato che la Lombardia è pronta a intervenire, se il governo concedesse la facoltà alle Regioni. Qual è la posizione del Veneto a riguardo? Ritiene che le Regioni del Nord possano eventualmente agire in autonomia?
Ho già detto che nel nostro provvedimento è previsto che ci metteremo all’opera per individuare azioni a sostegno dei produttori e delle imprese colpite dall’embargo russo. Sicuramente non ci limiteremo ad attendere interventi da parte del nostro governo, che magari non arriveranno neppure, ma agiremo in maniera autonoma con tutte le risorse e le formule a cui sarà possibile fare ricorso. Un dossier è già all’esame delle competenti direzioni per verificare come e soprattutto quanto si possa intervenire con stanziamenti e agevolazioni. Mi lasci dire che se il Veneto avesse come le Regioni confinanti una vera autonomia e potesse trattenere sul territorio i 9/10 del gettito, conterebbe su 21 miliardi in più di risorse che invece lascia a Roma. E potrebbe garantire ai settori produttivi politiche di sostegno economico, del lavoro e di defiscalizzazione veramente efficaci e capaci di garantire una competitività senza eguali in Italia. Anche perché questa Amministrazione ha dimostrato di saper spendere bene i soldi pubblici e di saper spendere e mettere a frutto i fondi Ue”.

Se dovesse dare un voto al ministro Martina, quale sarebbe?
Non credo che il voto al singolo sia significativo. Credo che il voto vada dato, in questo caso, al collettivo. Un collettivo, mi si lasci dire, partito con ottime e condivisibili idee, ma che all’atto pratico non ha saputo tradurre in atti efficaci. Basti pensare al semestre europeo di presidenza dell’Ue: non si ricorda a memoria d’uomo un semestre di presidenza così scialbo e privo di autorevolezza”.