Genova di nuovo sott'acqua dopo la terribile alluvione del 2011, che costò sei morti e danni inquantificabili al territorio e all'agricoltura: nelle ultime ore il maltempo si è abbattuto sulla provincia, con piogge e violente bombe d'acqua che hanno portato allo straripamento di quattro torrenti. Un uomo è morto, travolto dalla furia delle acque; scuole e uffici pubblici restano chiusi, i negozi allagati e le strade impraticabili.

Uno shock per una provincia segnata da un calo record dell’82 per cento delle precipitazioni rispetto alla media nel mese scorso, che ha reso il territorio più vulnerabile.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dell’andamento pluviometrico registrato dall’Ucea a settembre.

"L’alluvione che si è verificata a Genova conferma la pericolosità dei cambiamenti climatici - sottolinea la Coldiretti - che si manifestano con eventi estremi che si susseguono mettendo a dura prova la capacità di assorbimento dei terreni e favorendo quindi le alluvioni".

Coldiretti ricorda che in Italia sono ben 6633 i Comuni in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico (l’82 per cento del totale) con più di 5 milioni di cittadini che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate pericolose per frane ed alluvioni. Una dimostrazione della fragilità del territorio nazionale dove a causa delle frane e delle alluvioni sono morte – riporta la Coldiretti - oltre 4mila persone dal 1960 ad oggi mentre gli sfollati e i senzatetto per le sole inondazioni superano rispettivamente i 200 mila e i 45 mila secondo i dati elaborati dal Cnr-Irpi.
"I cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con trombe d’aria, grandinate e vere e proprie bombe d’acqua - conclude Coldiretti - si abbattono su un terreno reso più fragile dalla cementificazione e dell’abbandono delle aree marginali, ma anche della mancanza di programmazione adeguata che valorizzi il ruolo di chi vive e lavora sul territorio come gli agricoltori".

Se, per il mancato allarme alluvione della notte scorsa a Genova, ci sono responsabilità, chi di dovere le accerterà, ma troppo spesso ci dimentichiamo che quelle meteorologiche sono previsioni, a testimoniare quanto imprevedibile sia, per definizione, la natura”.

Ad affermarlo è Francesco Vincenzi, il neopresidente dell'Anbi, l'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni.

Ciò che realmente sconcerta – prosegue Vincenzi - è quanto poco sia stato realizzato in tre anni per mettere in sicurezza Genova da un’altra disastrosa alluvione. Ribadiamo che il problema della sicurezza idrogeologica in Italia non è prioritariamente un problema di risorse, ma di volontà politica e lentezze burocratiche. Il lavoro dell’Unità di Missione contro il Rischio Idrogeologico ora lo ha dimostrato, individuando, nelle more dei bilanci pubblici, circa 2.400 milioni di euro non spesi e destinati ad interventi a tutela del territorio".

"Il programma di lavoro #italiasicura prevede, entro il 2015, l’apertura di circa 3.000 cantieri in tutta Italia con un investimento di oltre 3 miliardi e mezzo di euro - riporta Vincenzi - I Consorzi di bonifica sono pronti per quella che gli eventi dimostrano essere diventata una corsa contro il tempo".

"Serve, però, una grande azione di prevenzione civile perché è necessario assumere una nuova coscienza collettiva - conclude il presidente dell'Anbi - Un esempio: in Liguria, secondo una nostra elaborazione, tra il 1990 ed il 2016 si saranno persi 72.440 ettari di superficie agricola, cioè il 13,3% della superficie regionale con evidente aggravio delle problematiche idrogeologiche. Insomma, come dice lo slogan della campagna lanciata ieri: solo se la si cura, l’Italia è più sicura.”

E mentre si aspetta di iniziare la conta dei danni, a Genova l'allerta resta alta fino alla mezzanotte di oggi.