Sicurezza alimentare sì, nitrati no. Soluzioni per i danni all’export agroalimentare verso la Russia sì, “perché come è stato convenuto da tutti i ministri agricoli dell’Ue, non possono essere indennizzati gli agricoltori prendendo le risorse dai fondi loro destinati”, ha spiegato ieri il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina.

Lo ha fatto aprendo i lavori del Consiglio informale dei ministri agricoli dell’Unione europea, riuniti a Milano, ma con una tappa ieri in Franciacorta, uno dei territori più rappresentativi della vitivinicoltura nazionale e che “potrebbe diventare uno dei fuori salone del Padiglione del vino di Expo 2015”, come ha annunciato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani. Sarà infatti Veronafiere a gestire lo spazio all’interno di Expo, in forza della grande esperienza mutuata con una vetrina mondiale come Vinitaly.

Sono queste le premesse di un Consiglio informale dei ministri agricoli Ue, gestito dalla presidenza italiana, che cerca di accelerare sul tema della lotta alla contraffazione, alla tutela del Made in. Al centro del dibattito, insomma, ci saranno in questi giorni sia la food security (cioè la garanzia degli approvvigionamenti) che la food safety (la salubrità degli alimenti, che non è certo protetta dal cibo falso).

Avvieremo un confronto su politiche concrete ed efficaci da mettere in campo a livello continentale – specifica Martina – e allo stesso tempo sfrutteremo l’incontro anche per presentare delle esperienze d’eccellenza dell’agroalimentare Made in Italy in Lombardia e Piemonte, territori che saranno valorizzati anche nell’ambito dell'Esposizione Universale, così come tutti i distretti agricoli e alimentari italiani”.

Oggi i ministri agricoli europei andranno all’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo-Bra (Cuneo), fondata dal presidente di Slow Food, Carlin Petrini. Un percorso all’insegna della qualità delle produzioni agroalimentari, che passa anche dalle Langhe, fresche di nomina di patrimonio Unesco.

L’attenzione alle denominazioni è richiamata anche dal padrone di casa di ieri, il presidente del Consorzio del Franciacorta, Maurizio Zanella, che è anche il patron di Cà del Bosco.
L’Europa - dice - deve darci la possibilità di tutelare in maniera semplice e concreta la nostra denominazione: un brand non deve essere contaminato e l’Unione europea dovrebbe dare alle proprie denominazioni una regolamentazione giuridica, per evitare che alcuni si attacchino al carro”.

Parole che suonano come un grido di allarme da una delle aree più rappresentative del vino italiano, forte di un successo conquistato in meno di 50 anni, grazie alla caparbietà e alle idee chiare dei viticoltori della zona, che gestiscono 3.150 ettari vitati con vino a denominazione (Franciacorta e Curtefranca) e producono 14.302.978 di bottiglie (dato 2013), delle quali 1.287.473 vendute all’estero.

C’è spazio per parlare anche della crisi con la Russia. L’Unione europea, dice il ministro Martina da Erbusco, “ha attivato alcune misure a sostegno delle imprese, ma si può fare di più. Sicuramente in questi tre giorni discuteremo della situazione e cercheremo di fare un punto della situazione con il commissario Ciolos. Il peso di una crisi esterna non si può scaricare solo sulle imprese agricole in questo modo e per questo bisogna trovare un budget fuori dal bilancio agricolo”.

Niet, invece, sul capitolo direttiva nitrati, che vede l’Italia a forte rischio infrazione (c’è anche chi ipotizza che una messa in mora sia imminente) per il mancato rispetto dei vincoli imposti da Bruxelles. Parametri tuttavia risalenti al 1991 e non più, secondo quanto affermato dalle ricerche scientifiche, idonei a soddisfare le esigenze reali di tutela dell’ambiente e del suolo.

I ministri Martina e Galletti si erano impegnati personalmente a investire l’Unione europea del problema che colpisce esclusivamente l’area padana. Così, almeno, avevano assicurati agli assessori all’Agricoltura delle Regioni del Nord, che grazie alla caparbietà dell’assessore lombardo Gianni Fava erano riusciti a riaprire una partita che sembrava destinata ad archiviarsi con un nulla di fatto.
La concomitanza della presidenza del semestre europeo e la possibilità di mettere sul tavolo del Consiglio informale un tema caldo, stante anche la recente condanna della Francia da parte della Corte di Giustizia europea, sarebbe stata una ghiotta occasione per allargare le maglie di vincoli ormai antiquati. Eppure, non sarà così.
Ieri, infatti, è arrivata la doccia gelata per la zootecnia che trascina l’economia agricola italiana. “Prima di coinvolgere l’Europa sul tema dei nitrati – ha detto Martina – dobbiamo fare i compiti a casa e risolvere gli aspetti legati al calendario e al digestato. Poi potremo proporre la questione a livello comunitario”.
Intanto, però, il decreto sulla revisione degli spandimenti invernali (i 90 giorni di stop consecutivi) e la specifica sulla natura del digestato, dallo scorso giugno che era stato annunciato, non si è visto.
Il ministro tocca anche gli aspetti relativi al Jobs Act, in discussione al Senato. “Non credo che ci saranno ritardi, il confronto sul merito della delega è cruciale per fare un buon lavoro”.