Natura buona, ma anche no. Oltre all’inchiesta del Washington Post sulla querelle fra Regolamento Reach e produttori francesi di lavanda (Leggi l’analisi di Agronotizie), sul Corriere della Sera è stato recentemente pubblicato un altro articolo ove si riportano gli esiti sorprendenti di una ricerca sanitaria che ha coinvolto anche i rimedi naturali. Leggendone i risultati, parrebbe infatti che alcuni fitoterapici abbiano mostrato pesanti effetti negativi sulla salute, per lo meno a livello epatico. Lo studio statunitense ha infatti analizzato gli effetti collaterali sulla salute dovuti all’uso di farmaci e di integratori in genere, quindi anche quelli usati da palestrati e atleti. Sorpresa delle sorprese, secondo la rivista “Hepatology” negli ultimi dieci anni sarebbero passati dal 7 al 20% i casi di danni epatici dovuti all’abuso di integratori.
Monitorando 839 pazienti che mostravano danni al fegato, si sono evidenziati 709 casi attribuibili all’abuso di farmaci, 45 casi sarebbero invece legati all’abuso di integratori per body builder. Infine, 85 sarebbero dovuti a fitoterapici e a supplementi alimentari a base di erbe. Cioè circa il 10% del campione statistico. E si parla di trapianti epatici, mica di un semplice raffreddore. In altre parole, c’è chi con le erbe ci si è rovinato letteralmente il fegato.

Secondo l’Einstein Medical Center di PhiladelphiaPer immettere sul mercato integratori alimentari e fitoterapici sono necessarie meno evidenze di sicurezza rispetto a quelle richieste per i farmaci tradizionali. Il rovescio della medaglia è che con questo minor controllo aumenta la probabilità di avere effetti collaterali pericolosi, se non addirittura fatali”. In Italia, a onor del vero, il mercato di questi prodotti appare meno selvaggio che negli Usa, ma la cautela deve restare comunque alta. Anche perché, è bene ricordarlo, erbe e Natura non sono sempre amiche dell’Uomo e della sua salute. Per esempio, le foglie di betel, abitualmente consumate in Asia, sono catalogate nel primo Gruppo dello Iarc, ovvero sono considerate cancerogene quasi al pari del benzene. Poco più giù, nel Gruppo 2B, si incontrano l’estratto di Ginko biloba e quello di Kawa, altre sostanze vegetali. Pure il metileugenolo (contenuto nel basilico) e il safrolo (contenuto in molte spezie) ricadono nel medesimo gruppo. Un gruppo condiviso con fungicidi quali il tanto vituperato folpet, tanto per citarne solo uno.

Sarà quindi bene che il consumatore sappia che ogni abuso è sempre pericoloso, sia che si parli di medicinali, sia che si tratti di prodotti erboristici. Con la differenza che verso i farmaci c’è per lo meno una forma di rispetto, perché i “bugiardini” contenuti nelle confezioni riportano una miriade di effetti collaterali che dissuadono da eccessive confidenze. Verso i rimedi “naturali”, invece, si nutre troppo spesso una fiducia irrazionale, dovuta proprio al tormentone farlocco che vuole questi prodotti buoni e sicuri a prescindere proprio perché “non-chimici”. Ciò contribuisce a far abbassare le difese dei consumatori, i quali rischiano in tal modo di abusare più facilmente di tali prodotti ottenendo un duplice risultato: fare gonfiare i profitti di chi li vende e fare gonfiare il fegato di chi li compra…