Abbiamo denunciato agli inizi di luglio la gravità della crisi che ha investito il settore delle pesche e più in generale quello della frutta estiva, invocando provvedimenti urgentissimi come previsto dalle normative comunitarie ma ancora oggi ci sentiamo rispondere che la Commissione europea ha bisogno di ulteriori approfondimenti: basta, ci dicano sì o no ma finiamola con questi comportamenti gattopardeschi che puntano a non fare nulla di quello che, anche con fatica, è stato deciso da Parlamento europeo e Consiglio grazie alla riforma della Pac. Magari dando il via agli interventi straordinari quando non ce ne sarà più bisogno e a qual punto incolpare i produttori di non saper utilizzare gli strumenti messi a disposizione”. 

Questo il commento di Ambrogio De Ponti all’ennesimo rinvio della Commissione europea nei confronti delle richieste formulate da parte delle delegazioni di Italia, Francia e Spagna per attivare le misure straordinarie previste in caso di crisi.

"Qui siamo di fronte alla crisi di un settore economico che coinvolge migliaia e migliaia di aziende, di famiglie, di lavoratori dove la differenza tra la nostra ricchezza e la nostra povertà sta in 10-15 centesimi di euro - dice De Ponti, nel chiedere un intervento del ministro Martina a Bruxelles - Considerati i prezzi che vengono realizzati molti produttori hanno deciso di lasciare il prodotto sulle piante".