La Fondazione Edmund Mach ha rappresentato l’Italia a Pechino, alla tavola rotonda organizzata recentemente nell’ambito di Eu-China Trade Project, per discutere dei temi della tracciabilità, della sicurezza alimentare e dei possibili vincoli normativi alla libera commercializzazione del vino e dei distillati tra Unione Europea e Cina.

L'Istituto di San Michele vanta, infatti, una riconosciuta eccellenza a livello internazionale nello sviluppo e validazione di procedure per la caratterizzazione compositiva e la tracciabilità dell'origine botanica e geografica di molti prodotti alimentari, tra cui appunto vino e distillati. Ai partner asiatici offrirà supporto nell'attività di repressione della contraffazione locale delle merci importate, riducendo in questo modo ogni rischio di future limitazioni all'esportazione e libera commercializzazione dei nostri prodotti autentici.
Il progetto ha rappresentato inoltre un'utile piattaforma per permettere ad esperti tecnici cinesi di visitare nei mesi scorsi la Fondazione ed approfondire la conoscenza di questo complesso settore produttivo nazionale.

Sul tema della tutela di queste importanti produzioni tradizionali europee sono intervenuti esperti del settore di entrambe le delegazioni. Per l'Italia era presente Roberto Larcher, responsabile dei laboratori enologici del Centro trasferimento tecnologico della Fondazione Mach, cui è stato chiesto di fornire un quadro delle più avanzate metodologie analitiche oggi applicabili al controllo compositivo e alla regolazione commerciale di un settore economicamente così cruciale.

Il tema è oggi assai scottante nelle relazioni tra il Vecchio Continente e la Cina, Paese in forte espansione nel consumo di questi prodotti - spiega Larcher -. Prioritaria ancora oggi è la ricerca di strategie condivise per l'armonizzazione delle normative tecniche e legali che regolano la produzione e la commercializzazione di questi prodotti agricoli”.

Larcher spiega che appare fondamentale in questo momento fornire ai partner asiatici ogni supporto nell'attività di repressione della contraffazione locale delle merci importate, riducendo in questo modo ogni rischio di future limitazioni all'esportazione e libera commercializzazione dei nostri prodotti autentici. Tale pratica, che trova ancora grandi opportunità illegali in un Paese ancora tendenzialmente inesperto rispetto al consumo di queste bevande, determina un bilancio assai pesante sia in termini di perdita economica, che di potenziale impatto negativo sulla salute dei consumatori, spesso a causa della scarsa salubrità dei prodotti fraudolentemente commercializzati.