Momento difficile quello che sta vivendo il mondo dello zucchero. Reduce dalla scriteriata decisione presa nella Ue nel 2005 (con l'assenso dell'Italia) di chiudere zuccherifici e di imporre quote di produzione, oggi si è nel mezzo di una tormenta dalla quale non sono estranee manovre speculative. Il prezzo è in calo, dopo anni di spinta verso l'alto e l'addio alle quote, nel 2017, apre scenari tormentati per lo zucchero italiano. Lo si è appreso da Claudio Gallerani, presidente di Coprob, una tra le più importanti realtà produttive del settore bieticolo-saccarifero, che ha incontrato i giornalisti per denunciare le distorsioni di mercato favorite dall'atteggiamento di grandi gruppi produttivi del Nord europa. Siamo di fronte ad un attacco forte e ben congegnato che sta compromettendo la nostra bieticoltura e che preme per un arretramento della produzione italiana, in vista della liberalizzazione del settore. A questo nuovo e difficile scenario Coprob si affaccia forte dei risultati conseguiti in questi ultimi anni, dove il buon andamento del mercato ha consentito di progettare e di investire per il futuro. Così si è arrivati a riunire sotto una stessa sigla, quella di Coprob, 5700 aziende agricole distribuite fra Emilia Romagna e Veneto, per complessivi 36mila ettari. Il tutto si traduce in una produzione di 284mila tonnellate di zucchero, che corrispondono ad un fatturato di 342 milioni di euro. Al contempo ha preso corpo la creazione di poli di produzione di bioenergie a partire dagli scarti di lavorazione delle barbabietole. Ed è in dirittura di arrivo la produzione di bioplastica da barbabietole. Le tecniche sono collaudate e brevettate e a breve, superati gli ultimi ostacoli, nasceranno le strutture dove produrre bioplastica.

Imparare dagli errori
Risultati importanti, ma non sufficienti a superare le difficoltà che si stanno delineando. Lo ha ricordato il presidente della Comagri, Paolo De Castro, intervenuto alla conferenza stampa. Preso atto degli errori del passato, con una riforma del settore bieticolo saccarifero che ha portato alla chiusura di ben 85 impianti in tutta Europa, riforma è bene ricordarlo approvata anche con il voto italiano, ora bisogna muoversi per contrastare quello che sembra un disegno per mettere in ginocchio la produzione di zucchero nei paesi dell'Europa meridionale. Venendo all'Italia occorre anzitutto prendere atto del deficit competitivo delle nostre produzioni. Per motivi che nulla hanno a che vedere con la capacità dei nostri agricoltori, le bieticolture del Nord europa e in particolare di Francia e Germania, possono vantare un grado zuccherino superiore al nostro anche del 20%, e il merito è solo delle condizioni pedoclimatiche di quei luoghi. Dunque non possiamo fare nulla su questo fronte, se non un miglioramento delle pratiche agronomiche, che mai potrà però rimuovere il nostro gap competitivo.

Un mercato destinato a crescere
In prospettiva però il mercato dello zucchero tornerà a correre. Ne è convinto Paolo De Castro che basa questa sua previsione sull'andamento dei consumi mondiali, in particolare nei paesi a forte crescita economica come la Cina. Il parallelo con il latte in polvere è emblematico. Anni fa era un grande problema per le enormi giacenze di prodotto inutilizzato, tanto che la Ue dovette arginare la crescita istituendo le quote latte. Oggi la polvere di latte va a ruba e i magazzini sono vuoti. Succederà altrettanto per lo zucchero. Ma alla ripresa del mercato bisogna arrivarci con le aziende italiane aperte, vitali e pronte a cogliere le nuove opportunità.

Un aiuto dalla riforma Pac
Ma come affrontare nel frattempo la difficile congiuntura già in atto? La risposta, ha ricordato ancora De Castro, può venire da una intelligente utilizzazione delle risorse messe a disposizione dalla riforma della Pac. La riforma, che andrà a regime con il prossimo anno, ha dato maggior flessibilità agli aiuti accoppiati che ora possono essere decisi dai singoli Stati. Si tratta di 550 milioni di euro complessivi che dovranno sostenere le scelte strategiche che l'Italia dovrà compiere sui diversi settori. Uno di questi è sicuramente la zootecnia alla quale dovrebbero andare almeno 90 milioni per compensare i premi che in precedenza erano destinati a carne e latte. Altri 70 milioni sono poi “ipotecati” per le colture proteiche. E c'è da pensare all'olio e ad altri settori che vanno sostenuti. Restano in ogni caso ampi margini di manovra per destinare adeguate risorse al mondo dello zucchero. Un'ipotesi di spesa di 30 milioni di euro è verosimile e consentirebbe un aiuto ad ettaro di 600 euro, quanto chiedono appunto i produttori per garantire un futuro alla bieticoltura. Ma le decisioni in questo caso non spettano a Bruxelles, ma a Roma. E' tempo di decidere, sia sui prossimi aiuti comunitari, sia sul rispetto degli impegni già trascorsi. Ancora devono essere saldati gli aiuti nazionali che il bieticolo saccarifero attende dal 2009/2010 e all'appello mancano circa 46 milioni di euro. Un'indispensabile boccata di ossigeno in attesa che il mercato mondiale si riprenda.