Un Expo permanente dell’eccellenza agroalimentare italiana: un grande Parco di valorizzazione e ‘narrazione espositiva’ del patrimonio di gusti, sapori e tipicità che nel 2013 sono valsi all’Italia il record storico di esportazione dei prodotti agroalimentari, arrivato a quota 33 miliardi di euro.

Tutto questo si propone di essere Fico Eataly World, la Fabbrica italiana contadina concepita come struttura per la divulgazione e la conoscenza dell’agroalimentare italiano, attraverso la ricostruzione delle principali filiere produttive: un progetto che sarà insediato al Caab, Centro agroalimentare di Bologna, e che nel corso del 2015 si aprirà ai visitatori italiani e stranieri con oltre 80mila metri quadrati, articolati in aree specifiche fra coltivazione, produzione, ristorazione, studio/ricerca/didattica, commercializzazione. Si prospetta decisamente importante l’indotto turistico, che le prime previsioni stimano, a regime, in 6 milioni di visitatori all’anno.

I dati sul cibo italiano, d’altra parte, parlano chiaro: nel 2013 un prodotto alimentare italiano su cinque è stato venduto all’estero, e quasi il 40% delle imprese alimentari si è impegnato proficuamente sui mercati internazionali (2013 Federalimentare).
"In vista del 2015, anno dell'Expo - spiega il presidente del  Caab, Andrea Segrè - è arrivato il momento di trovare una 'casa stabile per custodire, raccontare e tramandare una delle risorse più vitali dell'economia italiana: il cibo. D'intesa con il sindaco di Bologna Virginio Merola, nel 2012 abbiamo pensato ad un parco agroalimentare, condividendo poi il progetto con il presidente di Eataly Oscar Farinetti. Il risultato è appunto Fico Eataly World: una sorprendente ma reale vetrina dell'eccellenza agro-alimentare italiana, educazione e intrattenimento in forma di parco tematico per dare al cibo il valore che merita. Un'idea talmente forte che in pochi mesi ha saputo raccogliere l'adesione di una ventina di investitori privati, a copertura e garanzia di un progetto che valorizza anche uno spazio pubblico".

Fico 2015, progetto ideato dal Caab, con il Comune di Bologna, ha trovato l'adesione di Eataly nel segno del food italiano. "Sarà un luogo immenso e gioioso dove la bellezza del settore agroalimentare italiano verrà presentata e narrata dalla sua nascita nella terra madre fino al suo arrivo nel piatto e nel bicchiere – dichiara il presidente di Eataly Oscar Farinetti -. Bambini e i giovani di tutta Italia potranno capire l'immenso patrimonio della propria nazione e una moltitudine di turisti godranno delle meraviglie dell'agroalimentare e dell'enogastronomia del nostro Paese. Questo luogo avrà un cognome, Fico, e un nome, EatalyWorld. Avrà una casa, il Caab di Bologna e sarà anche meta di cittadini Emiliani e turisti italiani. Centinaia di piccole e medie imprese italiane potranno mostrare in diretta la loro arte manifatturiera".

«Il progetto è un punto di incontro ottimale tra idee, risorse e soggetti privati e pubblici in grado di perseguire ambiziosi obiettivi: la valorizzazione di un importante spazio pubblico (il Caab, partecipato all'80% dal Comune) e del mercato ortofrutticolo in esso insediato", ha aggiunto Silvia Giannini, vicesindaco del Comune di Bologna. 



Il progetto
Fabbrica italiana contadina, sviluppandosi attraverso 80.000 metri quadrati - di cui 50.000 destinati a funzioni “core” e 30.000 a funzioni integrate e strutture di supporto - permetterà di rappresentare l’enogastronomia italiana dalla genesi alla fruizione, in una sequenza di stalle, acquari, campi, orti, officine di produzione, laboratori, banchi serviti, grocery, ristoranti. Un ‘itinerario della produzione e del gusto’ per apprezzare il cibo italiano. Un percorso attrezzato con cartellonistica, audio guide e accompagnatori didattici per diventare punto di riferimento museale, didattico e degustativo: un vero ‘atlante tridimensionale’.

"Vogliamo assicurare il forte legame di questo progetto con le tradizioni, il territorio, le comunità di cui il cibo è espressione – afferma Tiziana Primori, sviluppo partecipate Coop Adriatica -. Si tratta di una grande opportunità, economica ma anche sociale, per le eccellenze agroalimentari del nostro Paese e i suoi tanti produttori di qualità".

Fico significa anche occupazione: sono già previsti circa 5mila posti con 1.340 addetti diretti (fra ristorazione e commercializzazione) e con 3.550 posti ulteriori che si apriranno per addetti nell’indotto: accoglienza, filiera agricola, trasporti e logistica, commercio e servizi (stime di EY).

Rispetterà la natura e funzionerà grazie all’energia del sole, con energia verde e a km zero: quella prodotta dal più grande impianto fotovoltaico in Europa installato da Unendo Energia sui tetti del Caab.




Gli investitori
Venti investitori consentono di avviare lo start up del progetto: un ruolo importante è stato svolto da COOP Adriatica e a questa si sono uniti, oltre ad Eataly, Confcommercio ASCOM Bologna, CCIAA di Bologna, Unindustria Bologna, Confartigianato Assoimprese di Imola e Bologna, Banca Intesa San Paolo, ENPAIA Ente di Previdenza e Assistenza degli Addetti in Agricoltura, Monrif Group, Unendo Energia spa, EmiBanca, Fondazione Carisbo, Carimonte Holding, Nute Partecipazioni (Cav. Alberto Masotti), Coop Reno, FIBO – Finanziaria Bolognese, Gruppo Società artigianato – GSA, Cooperativa Saca, Giorgio Tabellini. Mentre il fundraising prosegue sul piano nazionale e internazionale – dove FICO ha già destato parecchio interesse in occasione delle recenti presentazioni in Asia e in Europa – la quota complessivamente raccolta ad oggi è pari a € 40.000.000 (40 milioni di euro). 

"Fico rappresenta una modalità nuova di valorizzazione del patrimonio immobiliare, spesso sottoutilizzato, di cui dispone il nostro Paese – spiega il direttore generale di Caab, Alessandro Bonfiglioli - . Non la semplice dismissione di asset, spesso a prezzi di saldo, ma la creazione di un progetto imprenditoriale di eccellenza e rilevanza internazionale. In questo modo si interviene sia sul numeratore sia sul denominatore del rapporto debito/PIL, si crea ricchezza ed indotto economico mentre si riduce il debito, creando valore per tutti gli attori coinvolti e in definitiva per il Paese nel suo insieme. Un esempio in cui pubblico e privato operando di concerto sono riusciti a garantire tempi e procedure certe ed aggregare in tempi ristrettissimi le rilevanti risorse economiche necessarie alla realizzazione. Un caso che speriamo possa ripetersi in tante altre occasioni".
Il progetto (pdf)

Guarda il video della presentazione